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Chiamati a un'ospitalità radicale

Un documento della Comunione mondiale di chiese riformate si appella alle chiese membro perché siano esempio di tolleranza e accoglienza

Una chiamata ad «un’ospitalità radicale», preghiere per il lavoro sul campo e per quello di advocacy a favore dei rifugiati che cercano asilo in Europa. «Specialmente in questo momento in cui le navi che trasportano persone in cerca di rifugio vengono respinte dai porti»: è quanto si legge in un documento reso noto ieri dal Wcrc, la Comunione mondiale di chiese riformate.

La Comunione ricorda che il benvenuto allo straniero e l’ospitalità sono il cuore stesso dell’imperativo dell’amore verso il prossimo contenuto nel Vangelo. «Nella tradizione cristiana ricordiamo la condivisione del pasto; la comunione è una chiamata radicale alla condivisione e all’ospitalità. Una chiamata che non può essere espressa solo nei rituali all’interno delle chiese, ma deve essere espressa nei nostri atteggiamenti, nelle nostre politiche, nelle nostre strutture. In questo momento, in particolare, cerchiamo di aprire i confini a coloro la cui vita è a rischio a causa della povertà, della guerra e della violenza».

Il Wcrc invita le chiese membro a «lavorare per la giustizia per tutti coloro che chiedono aiuto e a fare pressione sui governi nazionali per attuare più giuste politiche di immigrazione». In conclusione, dopo aver elogiato l’operato di chi già da tempo è in prima linea in queste azioni, il documento chiede la cessazione «di ogni pratica coloniale, neo coloniale e imperialista, responsabili della creazione di condizioni pericolose, violente e non sicure, all’origine della crisi dei rifugiati.

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