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Perseverare nella preghiera

Un giorno una parola – commento a Matteo 21, 22

Il Signore è vicino a tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano in verità
Salmo 145, 18

Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete
Matteo 21, 2

 

 

Il racconto del fico che si conclude col versetto di oggi, narra l’unico «miracolo» negativo nei vangeli. Se non fosse letto come metafora, risulterebbe alquanto scandaloso, perché troveremmo difficile credere che l’uomo che conosciamo nell’intera narrazione evangelica fosse così irascibile da maledire un albero che non era stato capace di soddisfare la sua fame.

Nell’albero di fico fin dall’antichità gli esegeti hanno riconosciuto coloro che frequentavano il Tempio e la Sinagoga esercitando non un servizio a Dio, bensì un potere religioso e politico autoritario a sfavore del popolo. Al versetto 13, infatti, leggiamo: «La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatta un covo di ladri».

Il giudizio severo vuole essere per Gesù l’occasione per parlare alla fede dei discepoli e per parlare alla nostra fede oggi, alla fede di noi credenti.

Il fico senza frutto è l’immagine dell’incredulità. Il frutto rappresenta una vita cambiata, una vita vissuta nella fede, una vita in cui non siamo più noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi.

Quante volte nelle giornate buie della nostra vita ci sembra che Dio non sia accanto a noi, sembra che Dio non ascolti la nostra preghiera, perché le cose non vanno secondo le nostre aspettative, non vanno come noi vorremmo. E avvertiamo un senso di inquietudine. Perseverare nella preghiera, anche quando sembra che la situazione non va nel senso giusto, significa davvero avere fede, credere che Dio è con noi, perché l’eterno Padre non abbandona i suoi figli e le sue figlie.

Dietrich Bonhoeffer pregava così alle soglie della morte per impiccagione nel campo nazista di Flossenburg: «C’è buio in me, in te invece c’è luce; sono solo, ma tu non mi abbandoni. Non ho coraggio ma tu mi sei d’aiuto; sono inquieto ma in te c’è pace. C’è amarezza in me, in te pazienza, non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. Amen».

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