Costruttori della pace di Dio
23 maggio 2018
Un giorno una parola – commento Romani 14, 19
Chi è lento all’ira vale più del prode guerriero; chi ha autocontrollo vale più di chi espugna città
Proverbi 16, 32
Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione
Romani 14, 19
Dio ci stima. Ci stima, forse, più di quanto noi stimiamo noi stessi. Ci reputa degni di fiducia e capaci di assolvere a responsabilità a cui noi non sogneremmo di accostarci. Ci ha fatti, ad esempio, ambasciatori della riconciliazione che Cristo è venuto a donare al mondo (II Corinzi 5, 18-20); ci ha reputati capaci di compiere opere grandi (Giovanni 14, 12) e di portare il suo evangelo fino agli estremi confini della terra (Atti 1, 8). Dio, pertanto, desidera renderci parte del suo disegno, sebbene la nostra pochezza, rispetto alla sua grandezza, avrebbe proprio poco da offrirgli.
Con questa fiducia che ripone su di noi, Dio ci chiede di stare in prima linea, invitandoci ad essere edificatori nella sua opera, più che distruttori. E con il versetto di oggi – che è parte di un discorso in cui l’apostolo Paolo esorta la Chiesa alla tolleranza, a guardare all’altro che ci sta di fronte non con occhi di giudizio, ma con sguardo benevolo – il Signore ci chiama ad essere costruttori della sua pace. Ci chiama ad esserlo tanto nelle grandi attività alle quali siamo chiamati, quanto nelle piccole e quotidiane vicende in cui siamo inseriti.
Ci invita a non giudicare, a non puntare il dito; in fin dei conti, chi siamo per giudicare il nostro fratello o per disprezzare la nostra sorella? (cfr. Rom 14, 10). Ricordiamoci da dove siamo venuti, chi eravamo e chi siamo diventati grazie alla misericordia di un Dio che non ci ha considerati quali eravamo, ma che ci ha stimati e ci ha reputati degni del suo amore, non accettando che la nostra impurità rappresentasse un ostacolo alla sua grazia liberatrice.
Dunque, se Cristo, l’Agnello senza macchia e senza peccato, ha spezzato le catene della condanna che ci tenevano distanti da Dio, non dovremmo fare anche noi lo stesso? Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione, ricercando nel viso di chi ci sta di fronte il volto stupito ed incredulo di chi, come noi, tocca con mano la grazia di Dio.