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Rivolgersi a Dio in tempo di crisi

Un giorno una parola – commento a Geremia 2, 27

Essi mi hanno voltato le spalle e non la faccia; ma nel tempo della loro sventura dicono: “Alzati e salvaci!”
Geremia 2, 27

Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?
Romani 2, 4

La missione del profeta Geremia si svolge in uno dei periodi più tormentati della storia di Israele, l’epoca degli ultimi re di Giuda, che sfocia nella tragedia della distruzione di Gerusalemme e dellesilio babilonese.

Il libro di Geremia comincia col racconto della vocazione e dell’incarico che Dio gli affida: la denuncia dell’apostasia degli abitanti di Giuda, re e i principi, sacerdoti e popolo (cap. 1, 18). Il primo capitolo si chiude con le parole di Dio al profeta: «Essi ti faranno la guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per liberarti» (cap. 1, 19).

Il capitolo secondo riporta il primo oracolo contro Giuda. L’accusa è d’aver abbandonato Dio per seguire divinità straniere: «Voi avete fatto della mia eredità un’abominazione. Non hanno detto i sacerdoti: “Dov’è il Signore?”. I depositari della legge non mi hanno conosciuto, i pastori mi sono stati infedeli, i profeti hanno profetato nel nome di Baal, e sono andati dietro a cose che non giovano a nulla” (cap. 2, vv.7d-8).

Anche noi viviamo un grave tempo di crisi, e purtroppo ci comportiamo nello stesso modo superficiale e contradditorio del popolo all’epoca di Geremia. Ci pare d’essere senza punti di riferimento e di ritrovarci senza «valori» e ci volgiamo a destra e a sinistra, sacrificando sugli altari della nostra epoca. Liquefatti i Baal delle «magnifiche sorti e progressive» dell'ottocento, scomparsi quelli delle ideologie del secolo scorso, oggi siamo infatuati del progresso tecnologico, cibernetico, informatico ed affidiamo ad esso la soluzione dei nostri problemi.

La domanda «Dov'è il Signore?» dei sacerdoti di questa nuova religione è beffarda e molti di coloro che dicono di credere in Dio, in realtà gli stanno voltando le spalle e al massimo girano la faccia verso di lui per dirgli in tono di rimprovero: «Alzati e salvaci!».

Che il nostro rivolgerci a Dio suoni piuttosto secondo altre parole: «Guariscimi, Signore, e sarò guarito. Salvami, e sarò salvo; poiché tu sei la mia lode» (Geremia 17, 14).

 

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