L’intreccio della mia storia con Dio
02 dicembre 2014
Un giorno una parola – commento a Salmo 66, 16
Venite e ascoltate, voi tutti che temete Dio! Io vi racconterò quel che ha fatto per l’anima mia.
(Salmo 66, 16)
Nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto il vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate diventati cari.
(I Tessalonicesi 2, 8)
Un credente invita all’ascolto. Convoca tutti coloro che hanno considerazione e rispetto per Dio; ha qualcosa da dire. La sua parola non è di analisi della situazione attuale, né fustigazione dei costumi attuali, né un’opinione sulle sorti del mondo. È parola che parte da sé per parlare di Dio. È una testimonianza. Questo non vuol dire che è una parola minore, come a volte lo intendiamo noi, contrapponendo testimonianza a predicazione. La testimonianza nasce da una analisi della vita individuale o di un gruppo a confronto con Dio. Ha come scopo parlare in modo credibile di Dio. Nasce da questo “lavoro” di considerazione tra noi e la nostra vita e Dio. Non è discorso astratto su di Dio, ma dice Dio per come lo abbiamo visto all’opera nella nostra vita. Ha lo stesso registro della predicazione cristiana: dire Dio in un rapporto. Come le pagine della Bibbia: testimonianza resa alla Parola di Dio. Non conosceremo mai Dio in sé, ma solo in un rapporto, perché è così che il Dio della Bibbia ha deciso di farsi conoscere. La testimonianza dice Dio per quello che ha fatto a favore della mia vita. Non è semplicemente narrazione della propria vita, ma narrazione di un rapporto. Questo rapporto ti costringe a leggere e rileggere la tua vita non semplicemente come frutto delle tue decisioni, debolezze, forze o casualità, ma come intreccio della tua storia con Dio che opera in tuo favore. In questo intreccio a brillare è l’opera di Dio che consola, inquieta, libera, dà coraggio. Dal riconoscimento di questo rapporto nascono la confessione di fede, la testimonianza e la predicazione.