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Cercare il bene gli uni degli altri

Un giorno una parola – commento I Tessalonicesi 5, 15

Non dire: «Renderò il male»; spera nel Signore, ed egli ti salverà Proverbi 20, 22

Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti I Tessalonicesi 5, 15

 

Il bene è da «cercare», mentre il male lo si «rende». Bene e male, nella Bibbia, non sono mai opzioni alla pari. Il male si fa, vien da sé. Il bene invece s’impara, vien dal nostro maestro.

Altrettanto i ricordi: i cattivi ricordi si impongono da sé, sono scritti come cicatrici nei nostri corpi, come traumi nel nostro subconscio; i buoni ricordi invece vanno coltivati, curati, costano la fatica del ministero della memoria. Si «rende» il male, lo si restituisce, si reagisce al male. E questo è il pericolo: si re-agisce, ma non si agisce. Re-agendo rispondi a colui che ti ha fatto del male. Agendo rispondi a Colui che ti ha liberato dalla schiavitù e che è da «cercare» come il regno e la giustizia, come il bene della città, come il Signore mentre lo si può trovare.

Questo «cercare» è un’azione insistente ed incessante come il pregare, espressione della nostra precarietà. Siamo chiamati/e ad evitare il «botta e risposta», e a pregare; siamo chiamati/e a interrompere l’automatismo del rendere male per male, a spezzare la catena della violenza, e a pregare. A cominciare dalle relazioni interpersonali, questo diventa un impegno comunitario e civile. Per il bene di tutti.

Ci vuole pazienza. Per avere pazienza bisogna attingere alla fonte del Dio della pazienza, scoprendosi in tal modo pazienti di quel Dio medico che cura le nostre ferite e i nostri traumi liberandoci dalla sete di vendetta e dall’idea di avere dei conti aperti con qualcuno.

 

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