Un ricordo pieno di futuro
20 febbraio 2018
Un giorno una parola – commento a I Corinzi 10, 16
Ha lasciato il ricordo dei suoi prodigi; il Signore è pietoso e misericordioso
Salmo 111, 4
Il calice della benedizione non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo?
I Corinzi 10,16
Siamo in cerchio. Insieme prendiamo il pane, beviamo dal calice. L’apostolo Paolo parla prima del calice e poi del pane, non si sa bene perché. L’importante è riconoscere che, nella cena del Signore, la realtà di Cristo ci include, ci rende partecipi. Vediamo quello che siamo: esseri rivestiti da Cristo della sua dignità, la dignità di figlie e figli di Dio; popolo in marcia verso il regno di Dio; comunità di fratelli e sorelle. Non è sempre evidente, questa realtà, nelle condizioni esteriori in cui viviamo. Abbiamo bisogno che la cena del Signore ce la ricordi.
Questa realtà in cui c’è pienezza, c’è gioia, nasce dal dono che Gesù fa della sua vita. Porge il pane e dice: «Questo è il mio corpo che è dato per voi»; porge il calice e dice: «Questo è il nuovo patto nel mio sangue» (I Corinzi 11, 24-25). Non solo il pane: come il pane ci ricorda, il suo corpo è dato per noi. Non solo il vino: come il vino ci ricorda, il suo sangue ristabilisce il patto fra Dio e noi. La comunione, per quanto ci riguarda, è puramente passiva, è un ricevere il beneficio portato dal dono di quel sangue e di quel corpo. È un ricevere dal Cristo risorto l’esito vittorioso di quella morte. Quel sangue e quel corpo donati sulla croce, ricordati dal calice e dal pane, sono ora la vita gloriosa a cui il Cristo ci permette di partecipare.
Quando saremo sempre con lui, non conosceremo qualche cosa di diverso da questa comunione; la conosceremo pienamente confermata. Essa non è una pura ipotesi; è una realtà carica di promessa.