Mai avere paura di Dio
07 febbraio 2018
Un giorno una parola – commento a Genesi 28, 16-17
Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il SIGNORE è in questo luogo e io non lo sapevo!». Ebbe paura e disse: «Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!»
Genesi 28, 16-17
La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre
Giovanni 1, 14
Le Scritture dell’Antico Testamento ci invitano frequentemente ad avere timore di Dio. Sin troppo spesso, però, si cade nell’equivocare tale invito, confondendo il timore di Dio con la paura di Dio. Nulla di più sbagliato!
Il nostro è un Dio che non vuole incutere paura. Al contrario, è un Dio che ci tende le braccia per sorreggerci continuamente nei passi incerti della nostra esistenza con la tenerezza di una madre: «Io insegnai a Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia (Osea 11, 3).
Il Signore Gesù ci ha rivelato che il nostro Dio è Padre, Padre d’amore, Padre di un amore infinto tale da incarnarsi nel Figlio per condividere la nostra natura umana fino alle estreme conseguenze della morte, per offrirci una immeritata salvezza: «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3, 16).
Il Signore ci ha provveduto ogni cosa e non solo nell’ordine dello spirituale: «Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre» (Giacomo 1, 17).
Cosa allora dobbiamo intendere per timore di Dio?
Il timore di Dio, secondo le Scritture, è quell’attitudine di prudenza reverenziale che deve avere chi si accosta a Dio riconoscendone la grandezza e l’onnipotenza.
L’uomo saggio mosso dalla pietas, non prenderà mai alla leggera il suo rapporto con Dio. Questa assennatezza, questa sapienza hanno portato il salmista a dire: «Il timore del SIGNORE è il principio della sapienza» (Salmo 111, 10).
Più tardi, l’apostolo Paolo, ci inviterà a servire il Signore col dovuto rispetto e timore (v. 2 Corinzi 5, 11), come lui stesso aveva fatto, predicando il Vangelo della salvezza con timore e tremore (1 Corinzi 2, 3). Dunque, rispetto reverenziale sì… paura del Signore… mai!