A Villar Perosa si dibatte del fine vita
30 gennaio 2018
Una serata per ragionare sul nuovo documento presentato al Sinodo valdese dalla Commissione bioetica e ora in discussione presso le comunità locali
Indubbiamente, ci sono argomenti che si affrontano con relativa facilità e altri su cui ci si interroga con un certo sforzo, e tra questi rientra sicuramente il fine vita: la morte, come tema di confronto e di riflessione, viene spesso rifuggita, fino al momento in cui ci coinvolge direttamente.
In tempi molto recenti, il dibattito sul fine vita è tornato d’attualità in Italia con l’approvazione – dopo anni di dibattito – della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento. Anche il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste del 2017 ha trattato l’argomento, esaminando il documento «È la fine, per me l’inizio» presentato dalla Commissione bioetica e quindi rimandandolo alle chiese per un’ulteriore discussione.
Proprio nell’ottica di favorire la conoscenza del documento, il Consiglio del II Circuito ha organizzato venerdì 26 gennaio a Villar Perosa una serata pubblica tenuta dal pastore William Jourdan, membro della Commissione che ha prodotto il testo. Ben lontano dal proporre punti di vista netti e posizioni definitive, l’incontro è stato l’occasione per conoscere più da vicino il documento, il confronto che ha portato alla sua formulazione e il dibattito sul fine vita che ha coinvolto le chiese protestanti negli ultimi decenni. Il pastore Jourdan ha infatti scelto di presentare non solo la posizione di chi ha firmato il documento del 2017, ma anche quella di chi non l’ha fatto proprio rifacendosi al testo «Un tempo per vivere, un tempo per morire» della Comunione delle Chiese protestanti in Europa, facendo dialogare costantemente i due punti di vista.
Ovviamente non si tratta di due prospettive opposte: i punti in comune sono molteplici, tra cui il riconoscimento che l’essere umano ha una dignità che non viene meno con la morte, che la libertà non è assoluta autodeterminazione ma ha senso solo in una dimensione di relazione con Dio e col prossimo e che la vita è un bene ricevuto come dono ma di cui si è chiamati a prendersi cura.
Su altri punti, invece, quali a esempio il ruolo delle cure palliative e della sedazione profonda continua, il dibattito rimane ancora molto più aperto, e di fronte ad alcune patologie o casi limite diventa difficile proporre una valutazione.
Alcuni interventi che hanno seguito la presentazione di Jourdan hanno confermato quanto posizioni diverse siano presenti anche tra i nostri pastori e membri di chiesa, a riprova dell’importanza di continuare a confrontarsi sul tema, anche se può far male, anche se è scomodo.