L’efficacia della testimonianza personale
23 gennaio 2018
Un giorno una parola – commento a 1 Tessalonicesi 1, 8
Il Signore era con Samuele e non lasciò andare a vuoro nessuna delle sue parole
I Samuele 3, 19
Da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne
1 Tessalonicesi 1, 8
A leggere quel che l’apostolo Paolo riconosce ai credenti e alle credenti che formano le chiese della Tessalonica si è portati a pensare che quelle chiese meritino un riconoscimento speciale, tipo Premio Nobel, Oscar o simile. Ma da noi non si usa. Soccombiamo a malsani pretesti di umiltà (Col 2, 18) e abbiamo un esagerato senso del pudore che non ci permette di dire «bravo o brava», mentre, per contro, le critiche si sprecano.
Forse perché respirava l’aria greca, Paolo non disprezza i riferimenti ai premi. In tre casi parla di premio (1 Cor 9, 24; Fil 3, 14; Col 2, 18) e anche di corona per il vincitore. La corona, come segno di vittoria e di salvezza, ricordata diffusamente anche in Apocalisse, viene posta sul capo di chi vince la corsa, la battaglia della fede nella perseveranza pur in mezzo a indicibili prove. Non si tratta di una corona tempestata di brillanti e pietre preziose, ma di un umile serto, una ghirlanda, che non autorizza alcun atteggiamento di superiorità o di spavalderia.
Non vogliamo trascurare di sottolineare che quel che Paolo esalta nell’agire dei Tessalonicesi è la loro capacità di farsi propagatori della parola di Dio in tutte le regioni circostanti e anche «in ogni luogo». Non è cosa da poco, considerando le difficoltà che Paolo stesso incontrava continuamente nella sua missione. I Tessalonicesi non sono dei semplici megafoni. Non diffondono la parola di Dio mediante freddi strumenti di comunicazione di massa. Essi condiscono la predicazione della parola di Dio con l’evidenza della propria fede. Diremmo che ci mettono la faccia, si giocano la propria credibilità nell’annunciare la parola di Dio. Non delegano ad altri quel che vogliono comunicare, ma la loro predicazione assume il carattere della calda testimonianza personale, di gente che crede profondamente in quel che testimonia.