Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Egli rispose: Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo»
Genesi 3, 9-10
Perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre»
Galati 4, 6
In questo brano dell’epistola ai Galati, l’apostolo Paolo ricorda quello che è il messaggio centrale (essenziale, ma efficace) dell’evangelo: dopo che Dio ha inviato il suo Figlio, «nato da donna», cioè, in tutto simile a noi fuorché nel peccato, noi possiamo chiamare Dio: «Abbà, Padre!». Dio-Papà! Questa è una bella notizia!
Anche i pagani chiamano Dio «padre di tutti gli uomini». E allora qual è lo specifico dei cristiani? Perché Paolo può affermare che ora il cristiano, non è più schiavo, ma figlio e può gridare: «Abbà»? Il «Padre nostro» è una preghiera che tutti possono recitare?
A quest’ultima domanda siamo naturalmente portati a rispondere di sì. Perché Gesù ci esorta ad amare tutti/e, anche i nostri nemici, a pregare per coloro che ci perseguitano, e perché i figli e le figlie del Padre celeste sanno bene che Egli fa sorgere il sole su buoni e cattivi, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti (cfr. Matteo 5, 44-45).
La grazia gratuita di Dio non scarta nessuno, tutti sono suoi figli e figlie.
Tuttavia, quando un non cristiano e un cristiano si rivolgono a Dio non lo fanno con le stesse intenzioni. I primi forse lo chiamano «padre», ma semplicemente perché riconoscono in Dio colui dal quale hanno ricevuto il dono della vita biologica. Il cristiano si sente figlio di Dio perché sa che, oltre al dono della vita biologica, ha ricevuto da lui il dono dello Spirito, la stessa vita dell’Eterno Padre.
Chi ha ricevuto lo Spirito e si rivolge a Dio con l’appellativo «Abbà!» non può non sentirsi fratello o sorella di tutti gli esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle, dalle appartenenze politiche, culturali e religiose, dalle condizioni sociali e di sesso. E divenire così collaboratore o collaboratrice di Dio nel suo progetto di vita, fautore della giustizia e costruttore di pace.