«C’era la chiave nella toppa, e la porta era sempre aperta…»
24 novembre 2017
Il Centro Lombardini di Cinisello Balsamo compie 50 anni: domani, una giornata di studio sulle donne nel protestantesimo
Domani, a Villa Ghirlanda Silva (Cinisello Balsamo) si tiene un evento che riunisce giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, cinquecentenario della Riforma, cinquantenario del Centro Lombardini.
La storia di quest’ultimo comincia nel 1968 e nasce da un forte impegno sociale, ecclesiastico e dall’intento di testimoniare l’Evangelo nella cintura industriale di Milano degli anni Sessanta. Ci racconta la sua storia Marcella Giampiccoli, ripercorrendo la propria esperienza di vita e di fede:
«Il gruppo giovanile della chiesa valdese di Milano aveva sentito l’esigenza di fare qualcosa di concreto, per gli altri. Dopo due anni di studio e discussioni, in cui abbiamo scartato la prima idea l’idea di un doposcuola (perché la maggior parte lavorava nel pomeriggio), è stata avanzata l’idea di una scuola serale. Al gruppo dell’Unione si sono presto unite altre persone interessate, anche cattoliche».
Com’è nato il nucleo della Comune?
«La Comune è nata dalla volontà di creare una vita insieme, accanto alla scuola, come un servizio che si poteva rendere agli altri. Io arrivavo da un’esperienza di un anno nel gruppo residenti di Centro ecumenico di Agape e di due anni a Pachino, dove avevo lavorato in un gruppo di servizio, la vita comunitaria mi era piaciuta moltissimo, così con mio marito Paolo abbiamo accolto subito l’idea.
Il primo nucleo era composto da famiglie, la famiglia del pastore Giorgio Bouchard, i Vola, la famiglia Speziale con tre figli, noi con un bambino in arrivo… ma da subito si sono uniti a noi operai, gente del posto, e questo è stato davvero meraviglioso, perché evangelici e operai non credenti hanno convissuto portando avanti insieme il lavoro della scuola e altre attività, il Centro culturale, le conferenze, ma anche studi biblici settimanali… Era proprio uno degli operai, non credente, a dirci di non “bigiare” lo studio biblico».
Come funzionava la scuola?
«Erano i tempi di Don Milani, avevamo letto tutti i testi sulla sua esperienza, per cui la nostra era una scuola particolare, non c’era un insegnante per materia, eravamo sempre due o tre in classe, distribuivamo dei ciclostilati. Quello che ci interessava non erano le nozioni ma aiutare queste persone a pensare con la loro testa, capire quello che succedeva intorno…»
La scuola aveva anche un aspetto di evangelizzazione?
«Nella scuola nessuno di noi voleva fare proselitismo, soltanto se qualcuno ci chiedeva perché avevamo creato la scuola allora rispondevamo alle domande, ognuno dando la sua motivazione, ma non c’è mai stata l’idea di evangelizzare le persone che venivano a scuola; bisogna dire che il gruppo di evangelici presenti ha anche cercato di avviare iniziative come la scuola domenicale per i bambini della zona, ma questo non è durato molto, anche perché i valdesi ad esempio frequentavano la chiesa di Milano».
Com’è cambiata la vita alla Comune?
«Alla fine degli anni Ottanta noi e altri abbiamo terminato il nostro periodo di vita nella Comune, il gruppo dei residenti è cambiato, dopo il pastore Bouchard era arrivato Marco Rostan con Roberta e Davide, con lui c’è stato un grande impulso al lavoro con la cittadinanza, conferenze anche pubbliche, è stato il momento in cui ci siamo davvero fatti conoscere dalla città. Alla fine degli anni Novanta la Comune è cambiata, anche Marco non c’era più, c’è stata l’attenzione verso famiglie diverse, ad esempio è stata ospitata una famiglia dalla Jugoslavia, si sono fatti dei corsi di italiano per immigrati africani, c’è stato un cambiamento a seconda delle richieste del momento».
Un’iniziativa nata all’interno del Lombardini, che ne ha raccolto l’eredità rimanendo attiva ancora oggi è il Gruppo donne, un “gruppo femminile ma non femminista”…
«Ci sono stati due momenti: negli anni Ottanta la scuola era in piena attività e molte donne la frequentavano, del caseggiato e di Cinisello. Il ruolo della Comune era centrale, c’era la chiave nella toppa, in qualsiasi momento del giorno o della sera, chi aveva voglia di venire a parlare, conoscerci meglio, trovava la porta sempre aperta. Alcune donne hanno cominciato a venire regolarmente, soprattutto casalinghe, quindi le donne della Comune, in particolare Floriana Bleynat, hanno pensato di trovare un momento insieme. È nato così “il lunedì delle donne” un pomeriggio dedicato a noi, con allieve, ex allieve, vicine di casa, con momenti di svago e creatività guidati da Floriana, insegnante di educazione artistica, ma c’era anche voglia di discutere, leggere i giornali. Nel tempo sono stati affrontati molti argomenti, la droga, l’educazione dei figli, la menopausa… avevamo anche fatto venire una sindacalista.
La cosa bella era che le donne si sentivano libere di esprimersi, si sentivano a loro agio nel gruppo. Per alcune è stata una grande novità perché non uscivano molto di casa, questo momento era una grande libertà. Abbiamo organizzato anche dei viaggi, a Roma, Firenze, stare per la prima volta fuori casa è stata una conquista per molte…»
Dopo la fine degli anni Ottanta c’è un’interruzione. Nel 2004 la Conferenza distrettuale decreta la chiusura del Lombardini, vengono venduti gli appartamenti ma i locali della scuola restano a disposizione delle chiese battiste, metodista e valdese di Milano. Com’è rinato il Lombardini e il Gruppo donne?
«Nel 2007 due ex “comunarde” si sono chieste se non si poteva fare qualcosa dei locali della scuola ormai inutilizzati. Perché non riunire lì le amiche di un tempo? Dopo una prima esperienza molto positiva con un laboratorio di sartoria con un gruppo di donne arabe, abbiamo cominciato a vedere film, leggere dei libri, fare degli incontri con una psicoterapeuta che ci ha aiutato a crescere, con un programma di studio su di sé e sul rapporto con gli altri. Il lavoro è andato avanti quasi tre anni, tirando fuori le cose più intime, il gruppo si è consolidato e legato molto».
E poi c’è stata l’uscita all’esterno, arrivando agli eventi per il cinquecentenario della Riforma…
«A un certo punto abbiamo voluto guardare un po’ fuori da noi, conoscere la realtà che ci circondava; abbiamo organizzato delle conferenze con relatori di grande interesse, su diversi argomenti (maternità assistita, la morte), entrando anche in contatto con il Comune di Cinisello, per fare conoscere di più il nostro gruppo… L’occasione è avvenuta lo scorso anno, in ottobre, quando abbiamo invitato la pastora valdese Maria Bonafede a parlarci dei Corridoi umanitari, e abbiamo pensato di chiedere all’assessore alla Cultura del Comune se si poteva fare un dibattito pubblico. Abbiamo trovato porte spalancate! Da questo primo incontro è nata la voglia di fare una serie di incontri per ricordare il cinquecentenario della Riforma e poi i cinquant’anni del Lombardini…»
L’incontro di domani, 25 novembre, si tiene alle 16 Villa Ghirlanda Silva (via Frova 10) con la storica valdese Bruna Peyrot, sul contributo delle donne nel percorso della Riforma protestante, la pastora valdese Daniela Di Carlo, sulla storia del pastorato femminile in Italia, e infine una serie di testimonianze del gruppo donne e della vita della Comune. All’incontro, condotto da Linda Morsiani, partecipano il sindaco e gli assessori alle Pari Opportunità e alle Politiche culturali.
Seguiranno poi altri appuntamenti: il 28 gennaio con il recital su Jacopo Lombardini, predicatore evangelico e maestro elementare che perì nel campo di concentramento di Mauthausen e che dà il nome al Centro di Cinisello, proposto Gruppo Teatro Angrogna e presentato da Giorgio Bleynat ed Emilio Florio (alle 16 all’auditorium del Centro culturale Il Pertini, piazza Confalonieri 3), e infine il 3 marzo con gli interventi di alcuni protagonisti della storia della Comune e del Lombardini, Toti Rochat (Il Sessantotto, la scuola, la classe operaia), Marco Rostan (Il Lombardini a confronto con la città), Laura Baldassini (Impegno sociale, accoglienza e alfabetizzazione agli immigrati).