Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: «Siate forti, non temete! Ecco il vostro Dio!»
Isaia 35, 4
Certa è questa affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo
1 Timoteo 1, 15
L’apostolo Paolo parla a Timoteo del suo cambiamento senza nulla nascondere. Gli dice di essere stato, un tempo, un «bestemmiatore, violento e persecutore» (dei cristiani). Ciò che ha fatto è stato frutto d’ignoranza oltre ad aver agito per incredulità. Ora il suo cambiamento è frutto di quella grazia che «sovrabbondò con la fede e l’amore che è in Cristo Gesù» (v. 14). Persuaso di aver ricevuto tutto come dono della grazia gratuita, in Paolo esplode una parola degna di essere creduta e pienamente accolta anche da noi, oggi, che «Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo». L’apostolo è il «primo» dei peccatori e, di conseguenza, si offre come modello esemplare dell’azione salvifica di Dio «a quanti in seguito avrebbero creduto in lui (in Cristo) per avere la vita eterna» (v. 16). Il dono che gli è stato fatto diventa così testimonianza. Lui stesso sperimenta lo scopo dell’incarnazione di Gesù Cristo: la salvezza dei peccatori. Ecco la buona notizia dell’evangelo: Gesù è venuto nel mondo per dire all’umanità che Dio vuole la redenzione dei peccatori, praticamente degli uomini e delle donne tutte. L’apostolo riconosce umilmente di essere il «primo» dei peccatori ma pure di essere stato inondato di un amore che non meritava, così che nasce nel suo cuore un inno di ringraziamento e di lode: «Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio, siano amore e gloria nei secoli dei secoli. Amen» (v. 17).