Il Signore, Dio, mi verrà in aiuto; chi è colui che mi condannerà?
Isaia 50, 9
Ci gloriamo anche in Dio, per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione
Romani 5, 11
Abbiamo tutti bisogno di aiuto. Prima o poi, capita di finire in situazioni difficili, dolorose, dalle quali non riusciamo a uscire. Spesso, più il problema è grave, meno sostegno riceviamo. È orribile avere disperatamente bisogno di qualcuno, fosse solo per parlare, e scoprire che non c’è nessuno disposto ad ascoltarci; accorgersi che parenti e amici sono troppo impegnati per dedicarci un po’ di tempo.
In questi casi, per fortuna, può succedere di trovare soccorso dove non lo avremmo mai cercato, da parte di chi non avremmo mai pensato. Un malfattore ricevette una parola di conforto da colui che gli era crocefisso accanto (Lc. 23, 43). Giacobbe ricevette una promessa di vita (Gen. 28, 13-15) nel mezzo di una fuga, in un luogo sconosciuto, da parte di un Dio che era il Dio di suo padre e suo di nonno, ma non era (ancora) il suo. Questo non rappresenta un’assicurazione contro i guai e le disgrazie. Giacobbe terminò la sua lunga esistenza, a dire il meno, in terra straniera. Ma in tutte le peripezie che affrontò – persino nel lutto per la perdita di un figlio – non fu mai più solo come quella notte di tanti anni prima, in cui il Signore gli era apparso in sogno.
L’autore del nostro versetto conosceva le storie dei patriarchi. E parlava a uomini e donne che sapevano cos’erano la sofferenza e lo scherno, l’umiliazione e il sopruso. «Dall’alto» di questo luogo di dolore, era possibile trarre forza e speranza: il Signore rimane fedele. Chi lo serve può anche sentirsi dimenticato, ma non lo è; può essere sopraffatto, ma non vinto; giudicato, ma non condannato.
Nei momenti di difficoltà, non è cosa da poco sapere che l’Eterno è il nostro aiuto, ci accompagna e ci sostiene. Non sempre comprenderemo dove ci porta, e perché, ma c’è: è un buon inizio (ed anche una buona fine).