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La promessa di un futuro migliore

Un giorno una parola – commento a Isaia 65, 18

Gioite, sì, esultate in eterno per quanto io sto per creare; poiché, ecco, io creo Gerusalemme per il gaudio, e il suo popolo per la gioia.
(Isaia 65, 18)

Gesù disse: «Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua. Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura».
(Giovanni 4, 34-35)

Finalmente una buona notizia con cui cominciare la giornata e la settimana! Qualcosa che sta per essere creato, che ancora non c’è. Del resto, guardando all’attualità, se si trattasse di qualcosa che già c’è difficilmente potrebbe essere qualcosa di buono. Un futuro diverso, migliore del presente in cui viviamo, a cui guardare con fiducia, anzi gioia, addirittura eterna gioia. Gioia nell’accogliere la promessa che comincia parlando di nuovi cieli e nuova terra, in cui poter lasciare andare il passato, che non peserà più sulle spalle delle generazioni come la storia degli errori e degli orrori umani che continuamente ritornano, senza scampo. Quanto desiderio di vedere questa promessa, che si conclude parlando del lupo e dell’agnello al pascolo insieme, del leone che bruca pacifico, mentre osserviamo una quotidianità fatta del nostro sbranarci tra pecore, che ha per causa e per conseguenza la volontà che nulla cambi, che non si metta in questione il nostro modello di convivenza, che non si cerchi un modo più umano di condividere la vita sulla terra. Non mancano i motivi per desiderare questa prospettiva né, veniamo sfidati e sfidate a confessare, quelli per affidarci a questa promessa, perché nel momento in cui la pronuncia, Dio già mette in atto il suo progetto di un futuro migliore, di un mondo aggiustato.

Foto: "Dülmen, Umland, Sonnenaufgang -- 2012 -- 9" di © Dietmar Rabich, rabich.de - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 4.0 tramite Wikimedia Commons.