Di chi sono i cocci della scuola?
14 novembre 2014
Legambiente: «Senza una governance unica e sistemica la “buona scuola” non ci sarà»
Da poco è stato pubblicato il XV rapporto di Legambiente"Ecosistema Scuola" indagine sulla qualità degli edifici scolastici e dei servizi in Italia. Dal documento emerge come i Comuni siano in grande difficoltà a mettere a disposizione risorse sufficienti per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici. Inoltre, in media, una scuola su quattro ha necessità di interventi urgenti e nelle regioni del Sud si è quasi vicini alla metà degli edifici che aspetta interventi immediati. Il piano "buona scuola" di Renzi deve tenere conto di questi dati, nonostante le risorse potrebbero migliorare nei prossimi anni grazie alla destinazione di parte dell'8 per mille dell'Irpef allo Stato proprio all'edilizia scolastica.
Abbiamo commentato questi elementi con Francesca Gramegna, direttrice di Legambiente Piemonte e responsabile regionale Scuola e Formazione.
Le notizie sui quotidiani parlano delle classifiche e dei numeri, ma dietro c’è ben altro.
«Sì, i numeri servono ad attirare l’attenzione e fanno comprendere in modo immediato alle persone qual è la situazione degli edifici scolastici in Italia. Siamo alla 15° edizione del rapporto, quindi i ragionamenti, le proposte, le analisi contenute vanno ben oltre i numeri e la situazione attuale. In Piemonte il campanello d’allarme è più forte, negli anni scorsi la regione aveva dati migliori: negli ultimi anni i dati degli investimenti su manutenzione ordinaria e straordinaria sono diminuiti di molto, ne consegue un problema sulla manutenzione urgente, necessaria nel 45 % delle scuole. In Piemonte è più evidente perché era un’eccellenza, ma i dati sono simili anche nel resto d’Italia. Il problema è sempre lo stesso, non esiste un anagrafe scolastica nonostante ci sia la legge Masini del 96 che la prevede, e quindi gli interventi fatti nelle scuole sono fatti a singhiozzo e non c’è una programmazione a lungo termine, questione che riproponiamo ogni anno al governo».
Come avete accolto il piano per la "buona scuola" di Renzi?
«Gli ultimi governi hanno evidenziato consapevolezza dell’importanza dell’edilizia scolastica, ma mancando la programmazione a lungo termine, gli interventi non ci soddisfano. In generale, crediamo che sia necessario un confronto con le associazioni del terzo settore che per tutto l’anno si occupano di questi temi, come Legambiente, e sono in contatto diretto con le scuole e con gli insegnanti. Sicuramente è un passo avanti, così come il piano sull’edilizia scolastica, perché c’è maggiore consapevolezza del problema. Ma senza una governance unica e sistemica la “buona scuola” non ci sarà».
Nel rapporto affermate che occorre ripartire dalla bellezza: perché?
«Tutto nasce da una proposta di legge di Legambiente in Parlamento due anni fa, proprio sul tema della bellezza. Dentro al concetto ci sta la lotta al consumo del suolo e del paesaggio, o la messa in sicurezza dei territori, tema molto attuale in questo periodo. Da lì nasce la filosofia del bello come caratteristica dell’Italia: e allora se è una caratteristica nostra dobbiamo sfruttarla per vivere meglio. Se parliamo di scuola parliamo di un luogo dove i nostri bambini passano la maggior parte del loro tempo. Inserire la bellezza come parametro non può che essere un valore aggiunto alla didattica».