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Come ogni anno, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha affrontato il tema «vita delle chiese», concentrandosi quest’anno sulle conflittualità rispettivamente nei rapporti fra chiese e opere diaconali e all’interno delle comunità. Una questione certo non nuova, ma finora poco affrontata. A “portarla a galla”, in primis la relazione della Tavola valdese, che esordiva proprio affrontando la spinosa questione, poi ripresa dalla Commissione d’esame che ne ha esaminato l’operato.

Rispetto ai rapporti tra chiese e opere si è ribadita la percezione di uno stacco fra le due realtà, mentre occorre renderne più visibile e fruibile la connessione, fare sì che la realtà diaconale sia maggiormente integrata nell’ambito delle chiese. In questa direzione, peraltro, va la proposta ribadita ancora una volta di unificare le due Commissioni d’esame, che attualmente si dividono l’operato di Tavola valdese, Opcemi e Facoltà da un lato e della diaconia dall’altro.

Il dibattito di martedì, dopo un inizio stentato, ha mostrato tutto l’interesse e la preoccupazione per il tema. Pur senza citare singoli casi, più volte si è fatto riferimento alle chiese del II distretto (nord Italia) nel cui territorio sono presenti diverse situazioni critiche, alcune risolte altre ancora in fieri.

Le cause di una conflittualità che appare ingestibile sembrano essere da un lato il contesto globale, che certo non aiuta, ma anche un «appannarsi della consapevolezza della nostra vocazione» (relazione Tavola valdese), una generale fragilità personale e comunitaria.

Gli strumenti elaborati nel passato, tra cui le discipline, non sono più sufficienti, perché fanno riferimento a un contesto diverso da quello odierno.

Da più parti si è chiesta quindi la (ri)definizione di norme deontologiche, la creazione di mansionari per meglio chiarire gli ambiti di competenza dei vari ministeri (pastori, diaconi, ma anche membri dei concistori o dei consigli di chiesa), insieme a uno sforzo maggiore per una comunicazione aperta e rispettosa dei pareri altrui, un maggiore ascolto reciproco.

Si è riscontrato infatti il venir meno dell’essenziale accordo fra membri dei consigli di chiesa o concistori, pastore, comunità, in un moltiplicarsi di tensioni e incomprensioni, fino a vere e proprie rotture. Come è stato detto più volte, i conflitti sono un sintomo, non la malattia. Più ancora che l’esistenza (peraltro fisiologica) di conflitti, preoccupa la crescente incapacità di affrontarli e risolverli prima che diventino ingestibili.

Il problema è assai più profondo del capire chi decide, chi gestisce che cosa: riguarda non soltanto il fare ma prima ancora lessere delle nostre chiese: «C’è l’ossessione del fare, una visione troppo manageriale anche dei consigli di chiesa», ha rilevato il pastore Ruggero Marchetti, già presidente della Commissione esecutiva del II Distretto, che molto si è spesa in questi anni per fornire alle chiese degli strumenti per fare fronte a questa situazione.

Due in particolare, nati dalla consapevolezza che uno dei nuclei del problema è il significato stesso dei vari ministeri, sono stati presentati al Sinodo, trovando largo consenso: il corso Relazioni efficaci realizzato nell’ambito II distretto, di cui si è auspicata l’estensione a tutto il territorio nazionale (ne abbiamo parlato qui e qui) e il vademecum per i membri dei consigli di chiesa e concistori. Quest’ultimo, nato da un lavoro collegiale (circa sessanta le persone coinvolte), si ricollega a quelli già realizzati nel passato, e sarà presto disponibile sul sito della Chiesa valdese. Consiste in una serie di schede su temi di interesse generali affrontati pensando al contesto specifico: dall’organizzazione dei consigli di chiesa al rapporto con il pastore,dalle finanze all’ecumenismo e al dialogo interreligioso.

Attraverso questo strumento, accolto dal Sinodo che ne ha sollecitato lo studio e l’applicazione da parte delle chiese, si è colmata una lacuna, dando ai membri dei consigli di chiesa una maggiore chiarezza sui proprio compiti e sul modo più efficace per svolgerlo.

Infine, si è discusso sulla possibilità di adottare un «codice di disciplina» per i vari ministeri, peraltro già in uso nelle chiese battiste. L’assemblea si è divisa sul soggetto da incaricare per la stesura di tale documento: Tavola valdese? Un’apposita commissione? Il corpo pastorale o l’assemblea degli iscritti a ruolo, che riunisce pastori e diaconi? Si è fatto notare che un precedente tentativo in tale senso da parte del corpo pastorale era fallito, ma si è ribadita l’urgenza di uno strumento di questo tipo. La presentazione di un ordine del giorno, approntato da una commissione appositamente nominata, è stata rimandata ai recuperi di giovedì sera.

Immagine: By Sailko - Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=58471527

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