Ma il Signore fece loro grazia, ne ebbe compassione e fu loro favorevole a causa del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe; e non li volle distruggere; e, fino a ora, non li ha respinti dalla sua presenza
II Re 13, 23
Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d’Abraamo, eredi secondo la promessa
Galati 3, 29
Pacta sunt servanda è un’espressione ben nota che molti ripetono, a tempo e fuor di tempo, mentre non mancano quelli che con ogni sorta di escamotage cercano di aggirare l’osservanza dei patti. Non così il nostro Dio, Dio di Israele che si attiene, e ne possiamo essere certi, al patto stipulato con Abraamo e poi rinnovato con Isacco, Giacobbe, con Israele col dono della Legge, e col Nuovo patto in Gesù Cristo. È sempre un patto di grazia, concesso non per meriti nostri, ma per la sua bontà. È un patto in cui più che le richieste fatte a noi conta la sua volontà di legarsi a noi per proteggerci, per farci del bene, per darci la salvezza. A Dio non sono mancate e non mancano le ragioni per rompere il patto, a causa dell’indegnità umana, ma il suo è un patto che si regge sulla sua promessa non sul nostro essere partner affidabili. Lapidaria e toccante è la parola di Isaia: Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amore mio non si allontanerà da te, né il mio patto di pace sarà rimosso», dice il Signore che ha pietà di te (Is. 54, 10).
Il patto che Dio stipula è un progetto di salvezza. Certo, le trasgressioni, i peccati che commettiamo non lo rallegrano e spesso lo muovono ad ira, ma il peccato non ferma il progetto di Dio. Dio sa guardare oltre il peccato. Egli sa riprendere sempre di nuovo il cammino assieme a noi, per condurci alla meta, alla vita nuova che ha preparato per noi. Facendoci eredi della promessa, egli ci fa rientrare nella promessa anticamente fatta ad Abramo e poi sempre rinnovata fino a Cristo. È in Cristo che egli fa di noi non solo dei discepoli, delle persone a cui rivolge un appello, ma fa dei figli, degli eredi: tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui (in Cristo); perciò pure per mezzo di lui noi pronunciamo l’Amen alla gloria di Dio.