Molte sono le afflizioni del giusto; ma il Signore lo libera da tutte
Salmo 34, 19
Paolo scrive: «Dopo aver prima sofferto e subìto oltraggi, come sapete, a Filippi, trovammo il coraggio nel nostro Dio, per annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte»
I Tessalonicesi 2, 2
Se sostituiamo a Filippi, dove l’apostolo Paolo ha sofferto e subito oltraggi, con in Libia, o nel deserto, o sui barconi, o sui Tir o nei vagoni sigillati, l’immagine si avvicina a noi come per un potente zoom e si staglia davanti ai nostri occhi la figura di un nostro fratello o di una nostra sorella, indipendentemente se cristiano o musulmano, venuti da lontano ma ora in mezzo a noi, che testimoniano le loro speranze non soltanto con le parole, ma anche con la loro stessa presenza in mezzo a noi. Un po’ per pudore, un po’ per non assillarci, non ci parlano delle loro sofferenze, anche se possiamo intuirle. L’annuncio che ci danno del soccorso di Dio è quello di persone che si sentono salvate e che vogliono guardare avanti, senza piangersi addosso. La loro esperienza di salvezza si tocca con mano nei loro canti, nei loro gesti, nei loro sguardi. Così vediamo persone che amano Dio perché sanno che Dio le salva.
Ai Tessalonicesi Paolo ricorda di stare saldi nell’evangelo che è stato loro annunciato e che hanno accolto, perché l’evangelo nasce in mezzo a indicibili sofferenze. All’origine c’è la croce di Cristo, con la morte che ne segue. Poi ci sono le sofferenze patite da Paolo e dai suoi compagni. Si tratta di un evangelo «che costa» (D. Bonhoeffer), conquistato a caro prezzo. Per questo non ci sono e non ci possono essere sofferenze e difficoltà a cui andiamo incontro tali da farci voltare le spalle alla grazia di Dio.
Sin dall’origine della chiesa primitiva la grazia di Dio si estrinseca nella comunione spirituale o di beni. È una comunione che vince l’egoismo e l’autoisolamento e che sa farsi carico anche di coloro che sono lontani. Oggi sembra che siano di più quelli che vengono a noi che quelli di noi che vanno altrove. Possiamo trovare gioia ed edificazione anche nel ricevere. Da chi viene in mezzo a noi riceviamo segni di perseveranza, di speranza e forza per combattere ogni avversità. Raccogliere quanto ci viene dato così è linfa per la nostra fede.