Il comandamento dell’amore
13 novembre 2014
Un giorno una parola – commento a Giovanni 15, 12
Dio vi annunzierà il suo patto, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti, e li scrisse su due tavole di pietra. Deuteronomio 4, 13
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Giovanni 15, 12
“Che cosa dobbiamo fare?”: l’interrogativo sgorga come risposta alla prima predicazione cristiana, e riecheggia la domanda rivolta un giorno a Gesù stesso: “Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”.
L’essere umano, sempre un po’ affetto da protagonismo, è portato a vedere anche il suo rapporto con Dio in termini di cose “da fare”. Gesù ci spiazza, perché dice che non c’è da fare altro che credere, cioè accogliere con fiducia la buona notizia dell’amore di Dio (Giovanni 6, 28); e da parte sua Pietro sottolinea che accoglierla non richiede altro che “ravvedersi” (Atti 2, 37-38), cioè ripensare radicalmente la propria vita.
Questo ripensamento però qualcosa produce; ed è quanto viene esplicitato proprio da Gesù nel testo che oggi ci è proposto.
Può stupire che Gesù dia veste di comandamento a ciò che riteniamo il meno pilotabile e il più naturale dei sentimenti: l’amore. Ma Gesù sa quello che dice; e se ascoltiamo sul serio, siamo costretti a verificare se davvero l’amore fiorisca e prosperi nel nostro cuore come pianta spontanea, o se non chiamiamo amore le piante che spontaneamente vi crescono e che sanno piuttosto di interesse personale, se non di egoismo.
La chiave dell’insegnamento di Gesù sta nella parola “come”: amatevi gli uni gli altri “come io ho amato voi”. E come ci ha amati Gesù? Ci ha amati dando per noi la sua vita: e non nelle intenzioni o nei proclami, ma nella realtà cruda della croce.
Un simile amore, che si dona senza condizioni, può esserci comandato. E nel comandarlo agli uni per gli altri Gesù non limita la sua portata alla cerchia della comunità cristiana: c’è forse qualcuno nel mondo per cui Egli non abbia dato la vita?