Il dono dell’Evangelo
11 novembre 2014
Un giorno una parola – Commento a Matteo 23, 37
Le acque che vengono di lontano, fresche, correnti, si asciugano mai? Eppure il mio popolo mi ha dimenticato.
(Geremia 18, 14-15)
Gesù disse: “Gerusalemme, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!”.
(Matteo 23, 37)
“Io ho voluto” – “Voi non avete voluto”: queste due frasi tragicamente contrastanti sintetizzano la storia di una salvezza proposta e rifiutata. Gesù ha offerto in più modi ai “figli di Gerusalemme”, cioè ai membri del suo popolo, l’occasione di convertirsi, di liberarsi di una religiosità formalmente corretta ma sostanzialmente vuota, per convertirsi a una vera relazione con Dio, da cui ricevere protezione e calore, come ne ricevono i pulcini che si raccolgono sotto le ali della chioccia, e che grazie a quella protezione e a quel calore crescono, diventano adulti.
Gesù non viene mai incontro a noi a mani vuote. Porta con sé un dono, e questo dono è l’evangelo, è la buona notizia di una relazione amorevole che Dio offre, e che aspetta solo di essere accolta. Sappiamo che dai suoi contemporanei l’offerta non fu purtroppo accettata: essi compresero che accettandola avrebbero dovuto fare molti, troppi conti con se stessi, con le loro abitudini consolidate, con la “pace interiore” che credevano assicurata dall’osservanza del rito.
Noi viviamo in un paese che ha largamente sostituito la fede in Dio con gli atti devozionali… e ci si potrebbe forse anche chiedere se le folle che plaudono ai gesti del “nuovo” papa cerchino qualcosa di più che un’esperienza occasionale, per quanto carica di emotività.
Per parte nostra, come credenti evangelici, continueremo a proporre ai nostri concittadini di raccogliersi non sotto le nostre ali, ma sotto quelle di Gesù, che danno calore e forza, che danno speranza e libertà. Però chiediamoci: una volta che ci siano venuti, sotto quelle ali, ci troveranno anche noi, oppure ce ne saremo distaccati?
