Ecco, il Signore proclama fino agli estremi confini della terra: «Dite alla figlia di Sion “Ecco la tua salvezza giunge”».
Isaia 62, 11
Tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in Gesù Cristo.
II Corinzi 1, 20
Sono grato a Un giorno una parola perché tante volte mi mette davanti versetti letti con leggerezza e stimola una riflessione che da solo non avrei fatto. Oggi, per esempio, è stato proficuo seguire con attenzione il modo in cui l’apostolo Paolo presentò il proprio operato ai Corinzi. E, soprattutto, mi ha toccato la perentorietà delle sue parole. L’apostolo non fornì spiegazioni, né giustificazioni. Non mise le mani avanti, come farei io. Da uomo di fede, invece, tirò subito «in ballo» Dio. Il Signore non è volubile, né contraddittorio e, se non lo è lui, non può esserlo nemmeno chi si pone interamente dalla sua parte.
La predicazione ricevuta dai Corinzi, perciò, fu un chiaro e luminoso «sì», proprio in quanto annuncio di Cristo il quale, a sua volta, è il chiaro e luminoso «sì» dell’Eterno. Chi è investito dalla grazia di questo «sì», non può continuare a essere «sì» e contemporaneamente «no»! Ma quanti credenti avrebbero oggi l’ardire di una simile sicurezza? Quanti avrebbero la temerarietà di una proclamazione tanto forte, a fronte di un problema tanto piccolo come un cambiamento d’itinerario? Non so se Paolo sapesse qualcosa che noi non sappiamo più: di certo aveva una convinzione adamantina e aveva chiaro Chi doveva testimoniare.
Capita di avere giornate no: di trovarsi in situazioni in cui non si sa che pesci pigliare. Non è sempre per leggerezza, ignoranza o mancanza di buona volontà. Vale per l’esistenza in generale e per quella religiosa in particolare. Forse è mancanza di convinzione, di fiducia, di determinazione… Ma la Parola è chiara: tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in Cristo. Tutte le sue promesse per noi. In questa dichiarazione c’è qualcosa di enorme, tanto che si fatica a crederci, a comprenderlo fino in fondo. Anche poco, però, è sufficiente: essendo illuminati dall’alto, si può vedere con chiarezza. E forse la sfida è proprio questa: osservare le cose – e dunque anche noi stessi – a partire da un Dio affermativo e, grazie a questo, ricevere la forza per affermare noi stessi, il nostro mondo e la nostra fede.