I 500 anni della Riforma sono l’occasione per fare ricerche anche in ambito gastronomico e ribadire l’importanza del cibo come legante e centro delle occasioni di incontro tra persone e diverse comunità. La chiesa metodista di via XX settembre a Roma organizza A cena con Lutero, una serata pubblica in cui si condividerà un pasto così come poteva gustarlo il riformatore a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Una serata rivolta alla comunità riformata di Roma ma non solo, come spiega Luciano Lattanzi, membro della comunità e responsabile della comunicazione, il quale ribadisce l’invito a chiunque fosse interessato o curioso.
Era un periodo storico di cambiamento. Cosa avete scoperto preparando questo evento?
«Abbiamo scoperto delle cose interessanti e ne abbiamo smentite altre. Lutero nacque in Sassonia nel 1483 e morì nel 1546, proprio a cavallo della scoperta dell’America e, come sappiamo, molti alimenti che per noi oggi sono scontati all’epoca non erano presenti: basti pensare a patate, pomodori, zucche, peperoni, peperoncini e, dal Sud America, ananas, cacao, fichi d’india. Si tratta di alimenti, come il pomodoro, oggi importantissimi anche per la cucina mediterranea. Probabilmente Lutero non provò questi alimenti e neanche li vide, perché visse troppo a ridosso della scoperta dell’America. La patata, per esempio, venne introdotta in Europa intorno al 1573. In realtà arrivò qualche anno prima, ma inizialmente fu considerata più una pianta ornamentale che qualcosa da mangiare; c’era un po’ di scetticismo sul nuovo alimento, anche perché, non essendo citato nella Bibbia, si presentò il dubbio che Dio non intendesse che gli uomini se ne cibassero. Anche questo era un aspetto importante.
Dobbiamo quindi togliere dal cliché nutrizionale tedesco la patata, che oggi consideriamo insieme ai würstel e ai crauti l’elemento più importante. Divenne fondamentale in seguito, durante i momenti di carestia e le guerre perché, se inizialmente c’era un po’ di scetticismo anche nel coltivarla, si scoprì che aveva una resa maggiore dei cereali e forniva calorie superiori».
Quindi cosa mangiava Lutero?
«All’epoca di Lutero si deve fare una distinzione tra la cucina del sud Europa e quella del nord. Un alimento molto utilizzato era il burro, che però andava in contrasto con alcune idee della chiesa: quando il riformatore venne a Roma nel 1518 si scagliò anche contro l’ipocrisia creata dal fatto che non era possibile mangiare grasso nei momenti di quaresima e nei periodi di magro. C’è una frase che viene attribuita a Lutero: “A Roma si fanno beffe del digiuno mentre ci obbligano a consumare olio d’oliva che non userebbero nemmeno per ingrassare la pelle delle loro scarpe e ci vendono il permesso di mangiare del grasso. Mangiare il burro sembra più grave che mentire, bestemmiare o commettere atti impuri”. Diciamo che al tempo non c’era ancora il concetto di dieta mediterranea...»
Il cibo quindi anche allora era legato metaforicamente alla corporeità e poteva diventare simbolo di lascivia?
«Esatto. Anche in questo caso Lutero fa un po’ da spartiacque tra quella che era la cucina medievale e quella moderna: la scoperta dei nuovi alimenti si unisce al discorso religioso: staccandosi dalla chiesa cattolica, il nord Europa ripudia anche alcuni dettami in senso alimentare, come non mangiare degli alimenti in alcuni periodi dell’anno. Di questo Lutero non poteva essere consapevole, perché il cambiamento avvenne lentamente. Non siamo nella nostra era dove la la globalizzazione è rapida, all’epoca le merci si spostavano molto più lentamente.
Da quello che abbiamo scoperto, sembra che Lutero fosse anche un gran mangiatore. Lui era un agostiniano, quindi aveva una certa disciplina, e anche nell’alimentazione tendeva ad avere un certo rigore; la sua uscita dalla vita monastica gli permise di dare sfogo alla sua ghiottoneria, cosa che pagò anche a caro prezzo perché a quanto pare soffriva di calcoli renali, coliti, ulcere».
Abbiamo capito che la dieta di Lutero non poteva essere molto diversa da quella dei suoi antenati. Quindi quale sarà il menù?
«Partiamo con una zuppa di brodo di carne con striscioline di frittata, un piatto che si trova ancora nella cucina sia austriaca che tedesca. La caratteristica è che si tratta di un brodo all’interno del quale si aggiungono striscioline ricavate da una frittata molto sottile aromatizzata con anelli di erba cipollina, la differenza rispetto a una normale frittata è che vengono aggiunti farina e latte.
L’alternativa per i vegetariani è una classica zuppa di cipolle, piatto abbastanza classico, con brodo, burro, mezzo bicchiere di birra chiara, spezie e crostini di pane.
Come secondo proponiamo i classici würstel con crauti. Abbiamo fatto una ricerca e abbiamo visto che il würstel è presente in Germania dagli inizi del XV secolo: inizialmente conosciuto come bratwürst, nasce dall’esigenza di non sprecare nessun avanzo della carne di maiale, quindi veniva inserito nel budello e lavorato con delle spezie. La preparazione dei crauti invece ha bisogno di una macerazione con foglie di alloro, ginepro, sale e cumino in semi.
Abbiamo pensato di proporre delle torte salate con verdure e, come contorno, insalate di carote e verze crude, il tutto accompagnato da pane alsaziano nero, salumi e formaggi: in Germania ci sono più di cinquecento tipi di formaggi e già all’epoca ce n’erano molti.
Infine proponiamo dei dolci tipici chiamati “panini di Lutero” o “panini della Riforma” che sono una via di mezzo tra pane e brioche con uvetta e canditi, in seguito gli è stata data la forma della rosa di Lutero, aggiungendo al centro un cuore di marmellata di fragole. Ci sarà anche lo strudel di mele che credo conosciamo tutti. La birra artigianale ovviamente accompagnerà la cena».
La cena si terrà sabato 20 maggio intorno alle ore 20.00 nel salone della chiesa metodista di via XX settembre a Roma. Le prenotazioni sono gradite all’indirizzo [email protected].