Gli ulivi e un territorio da salvare
19 aprile 2017
Il caso del gasdotto in Salento e la simbologia cristiana
«È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba di Aronne…» è l’inizio del salmo 132 che celebra l’unità delle dodici tribù d’Israele a testimonianza della gioia che dà l’amore fraterno (e sorerno!) che è anche consacratorio in quanto ci fa appartenere a Dio e al disegno di Dio nel mondo.
E nel mondo periodicamente l’umanità scarabocchia confusamente un’appartenenza esclusiva agli interessi dei pochi a discapito di tutto l’ambiente circostante. Così capita nel nostro Salento, terra di profumi e sapori inconfondibili e dei Caraibi di Puglia, produttore di un olio DOP verde dolce ma con note piccanti uniche, che alla lotta per sconfiggere la xylella ora deve aggiungere quella al gasdotto TAP che sta eradicando centinaia di ulivi secolari. Pare che i greci condannassero a morte chi uccideva un albero di ulivo!
A parte il fatto che, come si evince da un’indagine locale, in Puglia si rischia di avere ben quattro gasdotti, mentre comunque dal 1969 viene estratto gas dal sottosuolo della Daunia senza alcun vantaggio per la popolazione, mi chiedo come sia possibile martoriare oltremodo una regione che sta pagando ancora un prezzo altissimo al dio del progresso e del posto fisso in fabbrica infrangendo la volontà di una popolazione, ora sempre più consapevole delle ricchezze di cui già dispone naturalmente: sole, mare, dieta mediterranea, tradizioni, musica…
In questo tempo in cui il mondo cristiano ricorda anche con la simbologia della colomba e dell’ulivo la nuova vita e la vera pace che ci dona il Signore, preghiamo e impegniamoci concretamente perché la giustizia e l’integrità della creazione scendano come quella rugiada che nella conclusione del salmo ci rivela che un segreto sta alla base della vita: l’amore fonte di freschezza, di vivacità e autenticità delle relazioni, risorsa per rendere fecondo il mondo e riconciliarci con il creato e tutte le creature nella grazia che ci viene da Dio.