Unità nella diversità, tra le chiese e i popoli
13 aprile 2017
Rubrica «In cammino verso l’unità», a cura di L. M. Negro, andata in onda domenica 9 aprile durante il «Culto evangelico», trasmissione di Radiouno a cura della Fcei
In occasione dei sessant’anni dei Trattati di Roma si sono moltiplicate, anche da parte delle chiese europee, le prese di posizione sull’Europa. Venerdì 24 marzo come evangelici italiani abbiamo partecipato alla veglia di preghiera ecumenica che si è svolta nella basilica romana dei Santi Apostoli per iniziativa di «Insieme per l’Europa», una rete internazionale di 400 comunità e movimenti di ispirazione cristiana di 30 paesi europei. In quell’occasione il responsabile della rete, il tedesco Gerhard Pross, ha affermato: «In un’epoca in cui prendono quota i populismi, gli egoismi e i nazionalismi, diciamo il nostro sì a una cultura del rapporto e dell’alleanza. In un’epoca in cui i cattivi fantasmi che ci hanno portato più volte alla catastrofe ritornano a farsi vivi, diciamo il nostro sì al Vangelo, alla riconciliazione e all’amore… Ci impegniamo per un’Europa che riconosce la diversità come ricchezza e vive insieme in pace ed in unità».
La Conferenza delle chiese europee (Kek), l’organismo ecumenico di cui fanno parte le chiese protestanti e ortodosse del continente, in vista della sua prossima Assemblea generale che si svolgerà in Serbia nel 2018, ha lanciato un processo di consultazione delle chiese membro, con una lettera aperta intitolata «Quale futuro per l’Europa? Riaffermare il progetto europeo come costruzione di una comunità di valori».
E il consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa, riunito recentemente a Wittenberg, ha espresso la preoccupazione dei protestanti europei «per il drammatico risorgere delle fratture, dei divari e delle differenze tra gli Stati membri dell’Unione europea e all’interno delle società europee… Idealmente, le persone si stanno allontanando dal processo di integrazione [europea]. Sempre più partiti politici guadagnano consenso grazie a questo sentimento, sostenendo che la soluzione ai problemi si trovi all’interno dei confini nazionali, lontano dall’Unione europea. Al contrario, noi ribadiamo che non possiamo più concepire e immaginare la vita delle chiese protestanti in Europa senza la nostra comunità di chiese provenienti da tutta Europa… La “unità nella diversità riconciliata” è diventata l’identità stessa della Comunione delle chiese protestanti europee. Si tratta di una visione teologica e spirituale, ma che nella sua prassi assume anche un significato socio-politico… Siamo fermamente convinti che un ritorno alle nazioni, comunque esse siano definite, non porti a nessun futuro per la pacifica e benefica coesistenza in Europa e oltre».