Ci voleva la fantasia della redazione della rivista Gioventù evangelica per sfornare questo numero dedicato alla rivoluzione,* anzi – e qui sta la geniale idea – alle rivoluzioni… Se fossimo stati negli anni ‘60 del secolo scorso, dato l’orientamento a sinistra della rivista, non ci starebbe stato dubbio sul suo contenuto tutto politico.
Nel 2017, anno in cui si pensa soprattutto alla Riforma (ma quella di Lutero è stata una riforma o non piuttosto una rivoluzione?) Gioventù evangelica apre il dossier con la riproduzione del famosissimo quadro di Pelizza da Volpedo (Il Quarto Stato), segue la presa della Bastiglia, «Liberté, égalité, fraternité» e poi il «noi faremo come la Russia, chi non lavora non mangerà»: bolscevichi e tutto il potere ai Soviet. Ancora: i barbudos di Fidel e il poster di Che Guevara...
Quindi, se la parola rivoluzione nei decenni passati è stata soprattutto legata alla politica, alla presa del potere, e quasi sempre all’impressionante capovolgimento della liberazione per cui si è lottato, in nuove schiavitù, repressioni, eliminazione dei «traditori» del partito o della nuova dittatura, negli articoli che compongono il dossier di GE si parla di molte altre rivoluzioni, da quella di Copernico nel 500 (non è il Sole che gira intorno alla Terra) a quella industriale (macchina a vapore), a quella digitale dalle macchine fotografiche al wireless e allo smartphone. E ancora: rivoluzione sessuale con la sua rivalutazione del piacere, la rivoluzione contro il dominio del genere maschile e perché il personale è politico, «io sono mia», c’è la sindaca e la pastora e l’avvocatessa non deriva dall’ avvocato, perciò si chiama avvocata, anche se in italiano (sessista) suona male. E c’è la rivoluzione nel cibo, nel modo di coltivare, nei consumi alimentari. E infine c’è anche una rivoluzione demografica. Bisogna controllare le nascite perché sul pianeta siamo tanti, qualcuno dice troppi. E che dire della rivoluzione dentro di noi, della metànoia evangelica, del persecutore dei cristiani Saulo convertito sulla via di Damasco nel Paolo che evangelizza? Che dire dell’utopia, della sua carica costruttiva che al tempo stesso è violenza, perdita, morte?
Gli autori di questo stimolante numero sono, nell’ordine dell’indice: Nicola Rochat, Marco Fornerone, Francesca Litigio, David Trangoni, Samuele Carrari, Lavinia Clara del Roio, Marta Sappé, Daniele Parizzi. Non resta che allargare il quadro, complicarlo con i grigi (sono più frequenti del bianco e nero), riflettere pensare e solo dopo comunicare, quando c’è qualcosa di importante da dire. Perché non un altro capitolo su una parola vicina e intrecciata con rivoluzione, cioè riforme, riformismi, ecclesia reformata semper reformanda, o – tanto per citare il rivoluzionario Lenin «meglio meno ma meglio»?...