Un canto di speranza e di fede
06 novembre 2014
Un giorno una parola – Salmo 42, 2
L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
(Salmo 42, 2)
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è.
(I Giovanni 3, 2)
Il Salmo 42, che forma un tutt’uno con il 43, inizia con la bellissima immagine della cerva assetata in cerca di acqua fresca, cui è paragonata l’anima che sente nostalgia di Dio. L’autore si trova in esilio e ricorda in modo struggente i tempi in cui saliva al tempio del Signore. Come il corpo non può vivere senza acqua così questo credente non riesce a vivere lontano dal suo Dio.
Questo Salmo è stato trasformato dal compositore Loys Bourgeois in uno dei più begli inni della tradizione riformata, contenuto nel Salterio ginevrino del XVI secolo: “Come cerva che assetata”. Si tratta di uno dei canti più noti fra le chiese evangeliche in Italia.
Al grido di dolore della cerva assetata che cerca invano un ruscello corrisponde il dramma dell’esule, isolato dalla fonte della vita che è il tempio, là dove è la presenza di Dio, davanti al quale non può comparire. Questo Dio è un Dio vivente, non come gli dei del popolo presso cui è schiavo il salmista, è un Dio che può donare in qualunque momento l’acqua di vita. Ci vengono in mente le parole di Gesù alla samaritana (Giovanni 4, 14): “Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete”.
Nel linguaggio biblico l’anima indica spesso la vita. E dunque una vita lontana da Dio, secondo questo credente, non ha senso, non è degna di essere vissuta. Alla domanda “Quando tornerò da Dio?” del salmista corrisponde l’interrogativo beffardo dei suoi nemici: “dov’è il tuo Dio?”. Ma dopo aver dato sfogo a tutta la sua tristezza, il salmista si riscuote: “Mi riavvicinerò all’altare di Dio… lo celebrerò ancora… Egli è il mio Salvatore”. Il Salmo dunque si trasforma da grido di lamentazione in canto di speranza e di fede.
Ed è a questa speranza ed a questa fede che siamo chiamati nei momenti oscuri, nelle circostanze tragiche della nostra vita: “Perché ti abbatti anima mia? Spera in Dio. Egli è il mio Salvatore e il mio Dio.”