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Signore, perdona!

Un giorno una parola – commento a Daniele 9, 18

O mio Dio, inclina il tuo orecchio e ascolta! Non ti supplichiamo fondandoci sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia.
(Daniele 9, 18)

Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
(Matteo 5, 3)

Queste parole sono la conclusione di una lunga preghiera di confessione e di supplica che Daniele eleva al Signore a nome del suo popolo.

Se Israele si trova lontano dalla sua terra, in esilio e in situazione di semischiavitù - dice Daniele - è perchè “Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni” (9, 5). È una confessione di peccato sincera, amara, totale. E il resto della preghiera non fa che ribadire questi concetti e ricordare le situazioni e le circostanze nelle quali il popolo è stato infedele.

Contemporaneamente però il profeta esprime la certezza che di fronte alle miserie e all’infedeltà di Israele si stagliano la fedeltà e l’amore di Dio: “Al Signore che è il nostro Dio appartengono la misericordia e il perdono” (v. 9).

Giungere a questa chiarificazione sincera e onesta, al riconoscimento della situazione senza vie d’uscita nella quale il popolo si è cacciato e nella quale anche noi ci troviamo, è il punto di partenza per la risalita, per il ritorno alla vita. La preghiera di Daniele non può che essere la nostra preghiera. Essa non si fonda su alcun merito, alcuna capacità da parte nostra: non ci sono risorse cui possiamo attingere per rimediare. Possiamo solo confidare nell’immensa misericordia di Dio. La preghiera si chiude con parole giustamente definite come il Kyrie eleison dell’Antico Testamento: “Signore, ascolta! Signore, perdona!” (v.19).

Sono le stesse parole che il re Salomone pronuncia nella lunga preghiera per la consacrazione del tempio: un’occasione completamente diversa, non di umiliazione ma di esaltazione, non di sconfitta ma di vittoria. Eppure, in ogni momento della nostra vita, la richiesta non può che essere: “… Dal luogo della tua dimora nei cieli: ascolta e perdona”. (I Re 8, 30). 

Foto: "4351 - Venezia - Palazzo ducale - Capitello 33 - Misericordia D.ni mecum - Foto Giovanni Dall'Orto, 30-Jul-2008" di Giovanni Dall'Orto - Opera propria. Con licenza Attribution tramite Wikimedia Commons.