Tu domi l’orgoglio del mare; quando le sue onde s’innalzano, tu le plachi
Salmo 89, 9
I discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono, dicendo: «Maestro, Maestro, noi periamo!». Ma egli, destatosi, sgridò il vento e i flutti che si calmarono, e si fece bonaccia
Luca 8, 24
Non è affatto piacevole trovarsi in balia delle onde in un mare in tempesta. Ti senti un fuscello abbandonato, sballottato di qua e di là; la tua vita presa dal vortice di una potenza incontrollata e incontrollabile non ti appartiene più, e la paura ti attanaglia il cuore.
Il mare in tempesta è una metafora che si applica anche alla nostra esistenza, quando gli eventi incalzano e tu non sai più a «che santo votarti». No, in quei casi «non c’è santo che tenga»!
Anche il fatto che Gesù sia nella barca con i discepoli può essere una metafora della nostra vita. Il Signore non è lontano, non è assente o indifferente come spesso pensiamo: ha condiviso e condivide con noi le nostre ansie e le nostre paure. Se lo risvegliamo in noi e invochiamo il suo aiuto, basta una sua parola per ritrovare la calma e uscire dalla tempesta.
Quella è stata l’esperienza dei discepoli in quella notte tenebrosa. Può essere anche la nostra esperienza.