La via dell’amore e del servizio
13 marzo 2017
Un giorno una parola – commento a Giovanni 13, 13
Il Signore dice: “Io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati”
I Samuele 2, 30
Gesù dice: “Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono”
Giovanni 13, 13
Matteo ci riporta altre parole di Gesù (23, 8): «Non vi fate chiamare Rabbi, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli».
È una superba sciocchezza aver definito la Chiesa «Mater et Magistra»! La chiesa non può che essere «filia et discipula et ancilla». La chiesa, che non è un’entità astratta, ma è l’insieme dei credenti in Cristo, uomini e donne, può solo essere serva ubbidiente al suo Signore e Maestro. E tutti dobbiamo ricordarci di altre parole di Gesù (Luca 17, 10) «anche quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: Noi siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare».
Un Maestro dà insegnamenti ed offre esempi, e le parole del versetto proposto dal Lezionario per oggi, sono pronunciate da Gesù dopo aver compiuto il gesto assurdo, che tanto scandalizza Pietro, di lavare i piedi ai suoi discepoli. Il Signore compie un’azione riservata ai servi più umili. Ma subito dopo riprende il suo ruolo dicendo: «Vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io» (Giovanni 13, 15).
Gesù non abdica alla sua autorità, ma ci propone un cammino diverso da quello consueto: la via dell’amore e del servizio. Non è una strada né facile né gratificante, ma è l’unica strada che può aiutare l’umanità ad uscire dalla sabbie mobili dell’egoismo, della violenza, della sopraffazione nelle quali sta affondando, trascinando con sé il mondo nel quale vive.
Nei secoli ci siamo dimenticati di questo compito che il nostro Signore e Maestro ci ha affidato, dando ad ognuno di noi i talenti utili per portarlo a termine.
La libertà nell’amore, la dignità del servizio sono il frutto della grazia di Dio che ci è stata donata in Cristo. Lutero lo aveva ben compreso scrivendo al papa Leone X nel 1520: «Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa, e non è sottoposto a nessuno – un cristiano è un servo zelante in ogni cosa, e sottoposto ad ognuno».