Felice l’uomo che ha compassione, dà in prestito e amministra i suoi affari con giustizia
Salmo 112, 5
Come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro
Luca 6, 31
Gesù ci propone molto di più del classico «non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te». Gesù ribalta il discorso: non è il male che non vuoi subire che devi evitare di fare, ma è il bene che vorresti ricevere che sei chiamato a fare agli altri. Ciò che mi aspetto dal mio prossimo, devo essere disposto a farlo io per primo a lui/lei.
In questo modo il prossimo non è un dettaglio all’interno della nostra esistenza, un dettaglio che può esserci o non esserci, che si può considerare oppure ignorare a seconda delle situazioni; al contrario, il prossimo è colui/colei che dà senso alla nostra vita, non è soltanto qualcuno con cui viviamo, ma qualcuno per cui siamo chiamati a vivere e operare.
Questa parola di Gesù ha una grandissima rilevanza per tutte le nostre relazioni umane. Gesù dice «come volete che gli uomini facciano a voi...»: nella parola «uomini» sono compresi tutti gli esseri umani; Gesù non si limita ai discepoli, o agli ebrei, o a un gruppo particolare… Nessuno è escluso dall’essere nostro prossimo.
E ha anche una grandissima rilevanza sul piano sociale: ciò che chiedo per me, lo devo chiedere anche per gli altri: desidero che sia riconosciuto il mio diritto di esprimere la mia opinione o di vivere liberamente la mia fede, o il mio diritto a respirare aria pulita e mangiare cibo sano? Gli stessi diritti devo riconoscere al mio prossimo, cioè a tutti gli esseri umani. Ciò che cerco per me lo devo cercare anche per gli altri. Questo è, nelle parole molto concrete di Gesù, amare il nostro prossimo come noi stessi.