Il 3 ottobre scorso (Giornata della memoria per le vittime dell’immigrazione) oltre 900 insegnanti hanno digiunato per un giorno a sostegno dell’approvazione della nuova legge sulla cittadinanza. «Noi insegnanti – si legge nell’appello – guardiamo negli occhi tutti i giorni gli oltre 800.000 bambini e ragazzi figli di immigrati che, pur frequentando le scuole con i compagni italiani, non sono cittadini come loro. (…) Ci troviamo così nella condizione paradossale di doverli educare alla “cittadinanza e costituzione” (…) sapendo bene che molti di loro non avranno né cittadinanza né diritto di voto».
L’iniziativa degli insegnanti è stata rilanciata dal senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani a Palazzo Madama, che insieme a un gruppo di parlamentari a partire dal 5 ottobre scorso ha promosso un digiuno a staffetta. L’obiettivo è tentare di tenere aperto uno spiraglio per ottenere entro la fine della legislatura l’approvazione da parte del Senato della Repubblica della legge sullo «Ius soli temperato – ius culturae», già approvata dalla Camera dei Deputati il 13 ottobre 2015, che concede la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori stranieri in possesso di permesso di soggiorno permanente o di lungo periodo (almeno 5 anni) oppure ai bambini e ragazzi che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di percorso formativo.
Finora hanno aderito all’iniziativa «Non è mai troppo tardi» decine di parlamentari, europarlamentari, artisti, intellettuali e centinaia di cittadini.
Si sono aggiunte alla lista dei partecipanti al digiuno a staffetta anche le chiese evangeliche di Milano e dintorni. Finora sono circa una sessantina di digiunatori, tra cui i pastori e le pastore delle chiese battiste, metodiste, valdesi, avventista, anglicana, dell'Esercito della Salvezza e fratelli e sorelle di queste stesse comunità. Il digiuno a staffetta comincerà mercoledì 18 ottobre e andrà avanti fino al 31 ottobre (per la fine del mese lo Ius soli potrebbe giungere al Senato per essere discusso e approvato), Festa della Riforma, giornata in cui le chiese evangeliche di Milano organizzeranno in un luogo cittadino, probabilmente piazza San Babila, una «bolla del silenzio», per rendere pubblica testimonianza dell’adesione all’iniziativa a sostegno dello Ius soli.
«Consentire ai figli nati in Italia da genitori stranieri che vivono in Italia da almeno cinque anni, e che hanno superato un test di lingua italiana, è un atto di giustizia elementare e una strategia di integrazione più che necessaria», ha affermato Massimo Aprile, pastore della chiesa battista di Milano-via Pinamonte. «Il fatto che un diritto così elementare si sia inceppato nelle maglie dell’opportunità politica, o meglio dell’opportunismo partitico, è cifra della crisi morale e civile del nostro Paese. Le chiese possono far sentire la loro voce forte e chiara. Il digiuno, oltretutto, è nelle corde spirituali di noi cristiani».
Nella vita cristiana il digiuno non è uno strumento politico, ma è un tempo e una condizione che favorisce la preghiera e il discernimento. Astenersi dal cibo per alcune ore può offrire l’opportunità per riflettere su ciò che nella vita è essenziale e ciò che è secondario, su ciò che veramente nutre e sostiene, sulla vita personale e sulle relazioni con il prossimo. Gli evangelici milanesi, durante il giorno di digiuno, rifletteranno e pregheranno per tutti coloro che vivono la difficile esperienza dell’esilio o dello sradicamento dal proprio paese a causa della guerra, della povertà e dei disastri ambientali. «Stiamo organizzando una pagina Facebook – ha proseguito Aprile – dove ogni giorno verrà pubblicata una breve riflessione di carattere biblico sul tema, a cui ognuno può reagire. Pregheremo per coloro che cercano di radicarsi in un nuovo Paese che è spesso indifferente, e a volte ostile. Speriamo di essere affiancati da tante persone delle nostre chiese. Si tratta di un piccolo segno che unitamente a quello di molti altri, credenti e non, concorrerà a far crescere la consapevolezza che questa legge sarebbe un importante atto di civiltà e anche di protesta spirituale contro lo strisciante razzismo che sta prendendo piede intorno a noi».