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I cieli infatti si dilegueranno come fumo, la terra invecchierà come un vestito; anche i suoi abitanti moriranno; ma la mia salvezza durerà in eterno, la mia giustizia non verrà mai meno
Isaia 51, 6

Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo
I Tessalonicesi 5, 9

Uno dei motivi per cui ho smesso di guardare i film horror, che tanto mi piacevano, specie nell’età adolescenziale, è stato la visione del film «Final Destination». Sopravvissuti a un incidente aereo in cui muoiono una quarantina di liceali, un gruppo di ragazzi e una loro insegnante, dopo un mese dalla strage, cominciano a morire perché la morte sta tentando di finire la sua opera, uccidendo i superstiti che, secondo il suo disegno, non devono continuare a vivere.

Suscitando in me sentimenti di angoscia e inquietudine in relazione al pensiero della mia morte, quel film è stato l’evento scatenante che poi negli anni mi ha portato ad affrontare il problema della morte e tutte le conseguenti domande sul senso della vita.

Quale è la nostra “Final destination”?

Siamo circondati da un mondo in cui tutto ci parla di morte e che instilla nel cuore delle persone paura, ansia, disperazione che creano scappatoie per cercare una salvezza che prima o poi sfugge al controllo.

Ma la Parola di oggi ci dice tutt’altro. Secondo l’apostolo Paolo, il nostro destino non è l’ira, cioè la punizione dell’essere umano a motivo delle sue trasgressioni che ha come fine la morte, ma la salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. Il nostro posto in questo mondo acquista senso solo se viviamo nella certezza che l’ultima parola su questa vita non è la morte, ma la vita eterna che in Gesù Cristo possiamo assaporare già nel qui ed ora: Egli ha già sconfitto la morte ed è risorto perché la nostra “final destination”, sia la vita che abbiamo solo in Lui.

Immagine: via istockphoto.com