«La Diaconia valdese esprime la propria vicinanza e solidarietà fraterna alle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi cresciuti in Italia a cui è negato il diritto di essere cittadini italiani», così apre il comunicato stampa diramato dalla Diaconia valdese – Commissione sinodale per la Diaconia (Csd) – elaborato durante l’ultima riunione di settembre, esprimendosi così ufficialmente in merito alla mancata calendarizzazione dello Ius Soli: «Le nostre convinzioni – si legge –, oltre che la nostra storia di minoranza, ci portano a chiedere di riconoscere immediatamente a queste e questi giovani i diritti di piena cittadinanza. Siamo convinti che solo una società giusta, basata sullo sviluppo della responsabilità individuale delle persone e sull’accesso ai diritti, possa contrastare il sentimento di paura che si è insinuato fra di noi».
Un comunicato che segue a poca distanza di tempo l’articolato documento sul tema migranti presentato dalla Csd – che ha considerevolmente ampliato il lavoro a favore dei migranti, ed è impegnata in prima linea nell’accoglienza dei profughi siriani che dal Libano giungono in Italia grazie ai «Corridoi umanitari» – ai 180 membri, pastori e laici, riunitisi a fine agosto in occasione dell’ultimo Sinodo delle chiese metodiste e valdesi a Torre Pellice, in provincia di Torino.
Sinodo che ha anche votato un ordine del giorno a favore dello «ius soli» in cui si esprimeva l’auspicio che il parlamento potesse procedere «al più presto all’approvazione di una legge» in materia.
«Ormai da diverso tempo siamo impegnati sul fronte dell’accoglienza di rifugiati e migranti, quindi siamo attenti e sensibili a questo tema. La parola Diaconia significa mettere in pratica il messaggio dell’Evangelo.», ha dichiarato a Riforma.it il presidente della Csd, Giovanni Comba, proseguendo: «Le continue e allarmanti notizie di rinvio per la votazione dello “ius soli”, e l’ultima decisione dei capigruppo al Senato, che pone addirittura dubbi sulla sua una possibile calendarizzazione, ci preoccupa molto. Per questo motivo abbiamo pensato di far giungere ai parlamentari e alle istituzioni il nostro messaggio; proprio perché riteniamo che la legge sia necessaria per far sì che vi sia il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza a delle persone che, di fatto, sono già italiane».
Il comunicato della Csd richiama anche l’allarme per il sentimento di paura «insinuatasi fra noi. Paura, che sempre più spesso è strumentalmente utilizzata come propellente, spinta e miscela, utile per condizionare scelte, posizioni e idee comuni – ricorda il pastore Francesco Sciotto, membro della Commissione sinodale per la diaconia –; c’è poi chi cavalca la paura anche per fini elettorali. Ma quali saranno mai questi fini elettorali – si interroga Sciotto –? Davvero la politica non vota lo ius soli per la paura che bambine e bambini nati in Italia e che continuano a nascervi, o che vi nasceranno, possano acquisire il diritto di cittadinanza? O per paura che più persone possano avere accesso ai diritti? Non credo».