Un dibattito circoscritto a un’ora ha portato al recepimento, da parte del Sinodo, del documento «È la fine per me l’inizio della vita». Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante. Il testo, che è stato reso pubblico alcuni mesi fa e va ora allo studio alle singole comunità locali, che potranno far pervenire le loro osservazioni nel corso dell’anno ecclesiastico 2017/18, è stato redatto dalla Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia.
La Commissione, in virtù della propria composizione, si è valsa di competenze diverse: teologiche e bibliche innanzitutto, ma anche mediche, filosofiche e giuridiche; il testo, approvato a maggioranza nella primavera scorsa, è stato presentato dal prof. Luca Savarino, che ne ha illustrato lo spirito. Rispetto a un precedente testo in materia di eutanasia, presentato nel 1998, molto è cambiato perché cambiato è lo «sfondo»: non è più solo sui malati terminali oncologici che si concentra l’attenzione, ma anche su altre patologie (in primo luogo quelle degenerative); ma si pensa anche alle difformità in cui si mettono in opera le cure palliative: l’Italia funziona un po’ «a macchia di leopardo», ha detto Savarino, non a tutti sono date le stesse possibilità di curarsi e di alleviare le sofferenze. Esiste un testo di riferimento di alcuni anni fa, il documento della Comunione di Chiese protestanti in Europa (pubblicato dall’editrice Claudiana con il titolo Un tempo per vivere e un tempo per morire, 2012), che evidenzia una netta separazione tra gli atti di cessazione di cure (il «lasciar morire») e una procedura «attiva» che provochi la fine della vita. Una distinzione che alla maggior parte dei componenti la Commissione sembra da rivedere, alla luce dei cambiamenti di cui sopra.
Dopo una breve discussione l’ordine del giorno votato ha sancito l’avvio del testo alle comunità locali.
Riforma online ha ripreso un’intervista del sito della Tavola valdese a Luca Savarino, che illustra il documento. Il documento stesso è sintetizzato.
Sono seguite due interviste ad altrettanti componenti la Commissione bioetica: