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Voi attingerete con gioia l’acqua dalle fonti della salvezza
Isaia 12, 3

Nell'ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno»
Giovanni 7, 37-38

Nel clima torrido dell’estate 2017, con gran parte del paese devastato da incendi e siccità, la parola acqua suona come una manna che va invocata con particolare insistenza. Acqua per spegnere gli incendi, acqua per irrigare i campi, acqua per la città e la sua popolazione, acqua da bere per gli animali, acqua per ricreare le riserve idriche. Alcuni popoli fanno danze e riti per invocare la pioggia. Anche in Italia abbiamo assistito a processioni religiose per invocare la pioggia. Ma più che riti e danze occorrono sagge iniziative per valorizzare, preservare e gestire il prezioso liquido.

È evidente che tutti abbiamo bisogno di acqua, ma vale la pena rendersi conto che non abbiamo bisogno soltanto dell’acqua del rubinetto. Inariditi come siamo da esperienze e culture che uccidono lo spirito, abbiamo bisogno di dissetarci a una fonte a cui non si attinge con un secchio e la cui acqua non si trasporta con una brocca. Parliamo dell’acqua viva che soltanto Gesù può dare e che beviamo quando ci accostiamo a lui con fede, desiderosi di ricevere da lui le ricchezze del suo carisma. La metafora dell’acqua che disseta e che, anzi, genera fiumi d’acqua sorgiva esprime molto bene la risposta che una persona in ricerca trova nell’avvicinarsi a Gesù. Lì la sua sete di spiritualità viene soddisfatta dal dono dello Spirito che ci unisce a Gesù e che come una linfa vitale ci fa partecipi della sua missione. Ora, ai piedi di Gesù o come discepoli di Gesù, possiamo dirci portatori e portatrici di un fuoco che non distrugge alberi e boschi, ma che fa ardere i nostri cuori di vita nuova, di progetti nuovi, di speranza nuova. Un fuoco che anima anche la nostra parola.

Immagine: via Pixabay