Presso di te l’orfano trova misericordia
Osea 14, 3
Queste cose dice il primo e l’ultimo, che fu morto e tornò in vita: «Io conosco la tua tribolazione»
Apocalisse 2, 8-9
Misericordia: che sia meglio fare il bene che fare il male è piuttosto scontato. Che sia da preferire la mano aperta che offre al pugno stretto che colpisce è abbastanza ovvio. Che specialmente i più deboli della società siano da aiutare e sostenere non è una sorpresa. Perché dunque Dio non dovrebbe agire con misericordia nei confronti dell’orfano, di una persona che, nella società del tempo rischiava di essere senza alcun sostegno? L’orfano era, nelle civiltà antiche, una specie di pianta strappata improvvisamente dalle sue radici: forse poteva sopravvivere, ma forse no, soprattutto se piccolo e lasciato da solo. Dunque, Dio fa del bene a qualcuno che è solo e, di conseguenza invita anche noi a essere buoni con chi sta peggio di noi. Così si conclude in modo abbastanza scontato la nostra riflessione.
A meno che non vogliamo fermarci un momento e, rileggendo il versetto, possiamo scoprire che l’originale ebraico usa un termine molto particolare. Potremmo quasi tradurre che presso Dio l’orfano ha un grembo materno. Presso Dio l’orfano non ha più lo status di orfano, di colui che è privo di qualcosa che altri invece hanno. Presso Dio l’orfano, lo spaesato, lo sradicato, l’alienato trova innanzitutto la dignità di figlio, di accolto, di benvenuto.
Dio dunque fa del bene all’orfano? Certamente, ma prima di tutto lo fa essere un non-orfano, gli cambia la vita lo trasforma radicalmente. Dio lo inserisce pienamente nella società in cui vive cambiando anch’essa, insegnandole a vedere il diseredato come colui che ha parte all’eredità di figlio di Dio.
Dunque questo non è per noi un appello alla carità, all’essere generosi con i più sfortunati; certo questo si può sempre fare, ma qui c’è molto di più: non è un invito alla bontà, ma una chiamata alla conversione, a guardare il nostro prossimo non con le nostre categorie, ma con gli occhi del Dio che libera da tutto ciò che crea ingiustizia e separazione.