Io sono il Signore, colui che ti guarisce
Esodo 15, 26
Mediante le sue lividure siete stati guariti
I Pietro 2, 24
Guarigione: nelle notizie delle ultime settimane sarà capitato a tutti di seguire la drammatica vicenda di Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una malattia degenerativa rara per la quale al momento non esistono cure entrate nella corrente prassi medica. In particolare è stata sottolineata la battaglia dei genitori contro i medici che chiedevano di sospendere un mantenimento in vita che, secondo gli specialisti, sconfinava nell’accanimento terapeutico e contro i giudici che avevano avallato la decisione dei medici. La vicenda è tuttora in divenire e non mi permetto di giudicare le decisioni prese dalle varie parti in disaccordo, tuttavia il versetto del giorno del lezionario “Un giorno una parola” deve spingere a qualche riflessione su tutta la vicenda.
Il Signore rivela se stesso come colui che guarisce. Il termine ebraico non lascia spazio a molte interpretazioni: qui Dio si presenta come colui che ridona la salute quando questa viene meno. È umano chiedersi, spinti anche da notizie come quella del piccolo Charlie, in che modo questa guarigione diventi dono tangibile di Dio e soprattutto perché questo dono in tante occasioni sembra proprio dolorosamente assente. È legittimo chiedersi che fiducia si possa ancora riporre in promesse come quelle annunciate in questo versetto.
Il Signore però non parla a vanvera e se fa questa affermazione che lo vincola è perché vuole che lo conosciamo in questo modo, come colui che interviene cambiando le esistenze degli esseri umani che si affidano a lui. Anche se per noi sarebbe più facile e immediato incontrare un Signore che guarisca sempre e immediatamente dalla malattia, il Dio in cui crediamo comincia a guarire nella malattia, offrendo forza, pace e speranza a chi pensava di averle esaurite nella lotta, coinvolgendoci nella comunione affinché nessuno si trovi ad affrontare solo e smarrito questi momenti.