«Come potremmo cantare i canti del Signore in terra straniera?»: questo triste e accorato verso del Salmo 137 mi è tornato alla mente leggendo due libri che parlano di cortesia e di tenerezza* e che sono usciti a distanza di pochi mesi uno dall’altro. Infatti, nel nostro mondo di oggi nulla appare più inattuale di qualsiasi sentimenti di delicatezza. Lo si vede negli atteggiamenti delle persone intorno a noi e lo si sente nel linguaggio quotidiano: la violenza e l’aggressività dominano la scena, a cominciare dal linguaggio della politica, e che creano uno stato di ansia e di paura incontrollabili.
Proprio perché «inattuali», questi due libri ci possono aprire a nuove prospettive e ad atteggiamenti positivi nella costruzione di relazioni umane. «Scrivere di tenerezza è una dura impresa – riconosce Guanzini –, il rischio di cadere nel patetico è fatale». Isabella Guanzini, giovane teologa e filosofa cremonese che oggi insegna Teologia fondamentale all’Università di Graz, non si fa però scoraggiare dalle difficoltà. Nella prima parte del suo libro analizza la situazione dell’uomo moderno, schiacciato da quella che definisce un’ansia da prestazione, in cui l’individuo finisce per staccarsi dal suo prossimo. «Osservando e ascoltando le donne, gli uomini, i giovani della nostra epoca postmoderna, non si può non avvertire il diffondersi di una malinconia generale, composta insieme di depressione e di euforia».
Prendendo le mosse da un pensatore originale come Baruch Spinoza, Guanzini intende invertire la possibilità di leggere la realtà e il rapporto fra le persone: gioia e tristezza sono le due intonazioni essenziali di questo rapporto e solo la gioia apre realmente alla dimensione del prossimo, senza violarne la personalità. La tenerezza, che di questa gioia è il fondamento, può diventare dunque la chiave per la costruzione di rapporti umani e politici fecondi «perché la politica è innanzitutto costruzione di senso, e non semplicemente del consenso». Il percorso che la nostra autrice propone per recuperare la tenerezza è quello che passa attraverso il recupero del sabato biblico e del gioco, due elementi in netta controtendenza rispetto all’efficientismo del nostro tempo. E conclude con tre «ritratti di tenerezza»: Enea che fugge dalla città di Troia in fiamme caricandosi sulle spalle il padre Anchise e prendendo per mano il figlioletto Ascanio, la donna anonima che unge di profumo i piedi di Gesù, sfidando per amore le convenzioni del suo tempo, e le donne di Lampedusa, «tenerezza mediterranea», che fanno a gara per soccorrere una bimba appena sbarcata.
Elio Meloni, insegnante e formatore, si rivolge nel suo libro non solo al singolo, ma anche ai gruppi di persone e ci guida, attraverso un percorso diverso, ma non troppo distante dal precedente, verso una comprensione nuova del nostro essere e del rapporto con gli altri. Avere un nuovo sguardo sul mondo («pulire le finestre», diceva Tolkien) significa imparare a vedere l’altro e rispettarlo per ciò che è e non per ciò che noi vorremmo che fosse. Per arrivare a questo, Meloni propone non solo delle teorie o dei testi, ma anche degli esercizi da fare da soli o in piccoli gruppi. Che anche questa possa essere una strada per superare i troppi conflitti presenti (anche) nelle nostre chiese?
* Elio Meloni, Cortesia. Pratiche di gentilezza quotidiana. Torino, Claudiana, 2016, euro 8,00; Isabella Guanzini, Tenerezza. La rivoluzione del potere gentile, Milano, Ponte delle Grazie, 2017, euro 14,00.