Ho provato immenso dolore quando l’impressionante colonna di fumo, partendo dai roghi sviluppatisi alle pendici, ha avvolto il Vesuvio. A’ muntagna, incubo maestro piantato a sorvegliare uno dei golfi più belli del mondo, è scomparsa alla vista dei più che hanno perso l’ancestrale bussola. Sì, perché per ogni napoletano il Vesuvio è un po’ come la stella polare, fornisce le coordinate non solo spaziali ma anche temporali: è da dietro il suo fianco che ogni giorno sorge il sole.
Il fuoco, appiccato in più punti da mano dolosa e criminale, ha – complici il caldo torrido e l’aridità del terreno – furiosamente aggredito il Parco nazionale del Vesuvio, devastandone la straordinaria biodiversità e il patrimonio agroalimentare unico nel suo genere. Nonostante l’intervento di Vigili del Fuoco, Protezione Civile e semplici cittadini, e il via vai di Canadair con il loro rombo sinistro, in pochi giorni sono andati in fumo ettari di macchia mediterranea, chilometri di pineta, di vitigni e di coltivazioni. Un disastro ambientale orribile, senza considerare le specie animali rimaste vittime.
Al dolore si è aggiunta la paura per la salute: aria avvelenata si è sprigionata da alcuni roghi appiccati in zone dove sono presenti oltre a discariche (più o meno) autorizzate nell’epoca delle cicliche emergenze nella Regione, anche sotterramenti di rifiuti speciali scoperti negli ultimi tempi.
Dolore, paura e anche tanta preoccupazione. Riuscirà la natura a sanare tutte le ferite, provocatele da un’umanità accecata dal potere e dall’interesse personale? L’integrità della terra, dell’acqua, dell’aria è compromessa per sempre? Come si fa a non capire che dalla tutela dell’ambiente dipende l’esistenza nostra, dei nostri figli e delle generazioni future? L’ecumene cristiana da anni è impegnata nella salvaguardia del creato, a partire dal riconoscimento che Dio è il Signore della creazione, come dice il Salmo 24, 1 «Al Signore appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il mondo e i suoi abitanti». Nel loro piccolo, anche le chiese evangeliche in Italia si impegnano da anni con dichiarazioni e gesti concreti nella tutela e nel rispetto dell’ambiente. Ma mi chiedo se facciamo abbastanza per essere custodi responsabili del creato affidatoci dal Creatore. Che Dio abbia pietà di noi e ascolti il grido della sua creazione che ora geme ed è in travaglio.