«Ho dovuto assistere alla prova di incapacità data, senza vergogna, per ben ventitré anni dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili», dichiarava Luciana Alpi lo scorso marzo, delusa e mareggiata dall’esito di tanti anni di indagini e depistaggi sul caso Alpi-Hrovatin. Ieri è arrivata un’altra «doccia fredda» con la notizia, sconcertante, dalla Procura di Roma che ha chiesto l’archiviazione delle indagini sulla morte di sua figlia Ilaria e del collega, l’operatore Miran Hrovatin, assassinati in Somalia, a Mogadiscio, il 20 marzo del 1994.
Le motivazioni sono state firmate dal Pubblico ministero Elisabetta Ceniccola (previo visto del procuratore Giuseppe Pignatone), il magistrato che assunse la titolarità degli accertamenti dopo che il Giudice per le indagini preliminari Emanuele Cersosimo, nel 2007, ne respinse una analoga sul duplice omicidio, disponendo ulteriori accertamenti.
Una sentenza, quella attuale, che afferma l’impossibilità di poter «accertare il movente o il killer», per sintetizzare ciò che è stato scritto in un memoriale lungo 80 pagine e che tra l’altro sostiene che non sia stata «riscontrata prova di presunti depistaggi».
A decidere sulla richiesta di archiviazione, ora, sarà il Giudice per le indagini preliminari (Gip).
«Sconcerto, amarezza e rabbia», sono i sentimenti suscitati dalla richiesta di archiviazione in un comunicato diramato dalla Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) e l’Unione sindacale giornalisti Rai (Usigrai): «sentimenti che oggi sono aggravati dalla recente sentenza emessa dal tribunale di Perugia che ha scagionato l’unico imputato e ha di fatto confermato l’impressionante serie di depistaggi e bugie che hanno caratterizzato questa vicenda».
La Fnsi e l’Usigrai, insieme all’Associazione per la libertà di stampa e di pensiero «Articolo 21», promuovono la presentazione del libro di Luciana Alpi «Esecuzione con depistaggi di Stato» (Kaos edizioni) che si terrà domani a Roma presso la sede della Fnsi, in Corso Vittorio Emanuele II, 349 alle 17,30, nella sala dedicata al giornalista «Walter Tobagi» e dove, insieme alla mamma di Ilaria, interverranno il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti; il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani; la presidente e la portavoce di Articolo21, Barbara Scaramucci ed Elisa Maricola; il deputato Walter Verini; gli avvocati della famiglia Alpi, Domenico e Giovanni D’Amati e i giornalisti Rai Chiara Cazzaniga e Fabrizio Feo, per dialogare con la signora Alpi «approfondendo i temi del libro e di questi 23 anni di indagini», ricorda a Riforma.it il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti. «Il libro è una nuova edizione – dice Giulietti – che al centro contiene la sentenza con la quale la Corte di Perugia ha assolto Hassan, l’unico condannato di questa intricata e triste vicenda che, per altro, la mamma e il papà di Ilaria hanno sempre ritenuto innocente. Di questo parleremo con i giornalisti Chiara Cazzaniga di Chi l’ha visto e Fabrizio Feo del Tg3, perché nella sentenza si dice che si è arrivati alla scarcerazione di Hassan e al suo riconoscimento di innocenza, solo perché la giornalista Cazzaniga, lei e non i giudici, ha deciso meritoriamente di recarsi, dopo tanti anni di indagini, a Londra a incontrare e intervistare il supertestimone Jelle. Un fatto incredibile. La Corte d’Appello mette in evidenza questo fatto e dunque fa emergere la catena di omissioni, di errori e orrori fatti in tutti questi anni. Domani ci riuniamo per rileggere insieme la sentenza auspicando che, sulla base di questa, si possa arrivare ad un’indagine seria sul depistaggio di Stato. Le nostre aspettative alla vigilia della presentazione del libro – prosegue Giulietti – sono state condizionate dalla richiesta di archiviazione giunta solo ieri. Domani la Fnsi sarà la casa di Luciana Alpi, noi saremo a sua disposizione. Però abbiamo deciso insieme a Luciana e ai suoi legali, Giovanni e Domenico D’Amati, di confermare, malgrado la richiesta di archiviazione, l’appuntamento che sarà non solo una grande manifestazione di solidarietà alle famiglie Alpi e Hrovatin, ma, credo, anche il luogo e il momento nel quale, immagino, saranno comunicati i passi da intraprendere e che si indirizzeranno, molto probabilmente, anche attraverso una opposizione, una controrelazione da consegnare al Gip che famigliari e legali credo intendono promuovere e che, come Fnsi e Usigrai, appoggeremo con convinzione. Un appoggio assoluto dunque, qualunque posizione loro decideranno di assumere, noi saremo al loro fianco. Domani proporrò – conclude Giulietti – una Campagna che titoleremo “Noi non archiviamo”, perché al di là di quelle che saranno le decisioni prese nelle Aule di giustizia, sarà opportuno battersi contro qualsiasi “archiviazione della memoria”, “archiviazione storica”, che rischiano di essere più inquinanti e più insultanti e pericolose dell’archiviazione giudiziaria. Saremo al loro fianco nelle aule di giustizia, se ciò sarà possibile, e al loro fianco per promuovere una grande “Commissione di verità e giustizia per Alpi e Hrovatin” che si occupi della ricostruzione storica della catena di depistaggi, perché alcuni di quei depistatori sono in vita e molto probabilmente ancora operano per inquinare e depistare le istituzioni democratiche».
«Riteniamo che la ricerca della verità debba proseguire – hanno affermato anche Lo Russo e Di Trapani – non soltanto per un dovere nei confronti delle due vittime, ma anche e soprattutto perché in uno Stato di diritto non possono essere consentite omissioni e reticenze. Per questa ragione, nell’auspicare che la richiesta di archiviazione non venga accolta, abbiamo concordato con la signora Luciana Alpi che qualsiasi ulteriore iniziativa sarà decisa e annunciata domani nel corso della manifestazione promossa da Fnsi, Usigrai e Articolo21. Siamo certi che le massime autorità dello Stato seguiranno l’iniziativa con la dovuta attenzione».
Il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio vennero uccisi «con una esecuzione mia figlia Ilaria Alpi (giornalista della Rai-tv) e il cineoperatore Miran Hrovatin – ricorda Luciana Alpi nel suo libro –, da quel giorno si sono susseguite commissioni governative e parlamentari, il lavorìo di cinque diversi magistrati, svariati processi, ma è stata una specie di terribile messinscena inutile. Fra omertà, depistaggi, manovre e veleni, si è arrivati al punto di condannare e incarcerare per 16 anni un innocente (Omar Hassan Hashi), pur di coprire killer, mandanti e movente del doppio delitto di Mogadiscio. Il 19 ottobre 2016 la Corte di appello di Perugia ha perlomeno rimediato allo scandalo aggiuntivo, scarcerando l’incolpevole Omar Hassan Hashi. E nelle motivazioni della sentenza, i giudici perugini hanno scritto di “attività di depistaggio di ampia portata” culminata appunto nella condanna del “capro espiatorio” Omar Hassan. In pratica, la sentenza parla di un falso testimone prezzolato, protetto e manovrato da settori di apparati dello Stato italiano, per far condannare un innocente, allo scopo di depistare la ricerca della verità sul delitto Alpi-Hrovatin. Per tenere vivo il ricordo dei fatti pubblico questo testo, che li riassume».
Nella riedizione del libro è contenuta una breve rassegna stampa ed il testo integrale delle motivazioni della sentenza della Corte di appello di Perugia, ricorda ancora Luciana Alpi: «A futura memoria».