Non diremo più: «Dio nostro!» all’opera delle nostre mani!
Osea 14, 3
Tutto è vostro! E voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio
I Corinzi 3, 22-23
Sì, voi creature umane siete di Cristo, «sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma con il prezioso sangue di Cristo» (I Pi. 1, 18-19). Ecco, dunque, perché siamo tutti e tutte di Cristo e solo di Cristo, perché solo Lui ha versato il suo sangue sulla croce per pagare il prezzo del nostro riscatto dalla schiavitù del peccato e della morte. Solo Lui ci ha acquistati come schiavi col suo sangue, per renderci liberi con la sua resurrezione. E con la resurrezione è arrivata anche per noi la trasformazione totale, un nuovo modo di concepire la vita, la metanoia. Tutto è nuovo adesso sotto la guida dello Spirito. La nostra intera vita è consacrata a Cristo (Rom. 12, 1), volta a produrre unicamente frutti spirituali (Gal. 5, 22). «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (II Cor. 5, 17). Anche se sappiamo bene che nella nostra nuova esistenza la vecchia creatura, ancora presente in noi, può farvi capolino, come anche Martin Lutero riconosce con il suo «simul iustus et peccator» (giusto e peccatore allo stesso tempo). Dunque, la vita del credente sotto la guida dello Spirito acquista una nuova dimensione: non più solo Dio sopra di noi, non più solo Cristo con noi e per noi, ma con lo Spirito abbiamo anche Dio in noi, dentro di noi. Ecco la novità: noi tutti e tutte siamo chiamati ad ospitare nel nostro corpo lo stesso Dio. Il nostro corpo diventa il tempio di Dio. Trattiamo bene, allora, questo corpo che non è assolutamente nostro, ma di Dio. Noi siamo di Dio, sue creature, in senso fisico e spirituale. Ma se Dio è in noi e Dio è Signore e padrone di tutto, anche noi finiamo col diventare signori di tutto, nel senso che diventiamo custodi responsabili sia dell’ambiente naturale che delle creature viventi. Si conferma così, ancora una volta, il ruolo che è stato assegnato all’umanità nel giardino dell’Eden.