Il 2 giugno a Roma, in concomitanza con la parata militare, parte storica delle celebrazioni della Festa della Repubblica Italiana, si svolgerà un'altra marcia, che vuole mettere al centro della celebrazione la non violenza e la dignità delle persone, partendo proprio dai principi della nostra Costituzione. La cosiddetta “Altra Parata” è organizzata da Un ponte per… insieme al Movimento Nonviolento per promuovere diritti e dignità nel nostro Paese e oltre i confini. «La festa della Repubblica è la festa dei nostri valori costituzionali: l'articolo 11 della Carta dice che l'Italia ripudia la guerra, per noi dunque il 2 giugno è la festa del paese che ripudia la guerra – dice Daniele Taurino del Movimento Nonviolento –. Oltre a questa cornice quest'anno abbiamo un focus su una difesa ben precisa: quella dell'umanità, e non dei confini. Un'attenzione particolare a chi salva vite umane nel Mediterraneo senza distinzioni e a chi risponde alla paura non con la violenza e la militarizzazione, ma con la non violenza e con il soccorso».
Un due giugno che guarda al passato ma anche al presente, alla crisi umanitaria che stiamo vivendo con i flussi migratori: è così?
«I valori che fondano la nostra nazione non appartengono al passato, ma ci devono chiamare ogni giorno: dobbiamo sapere cosa fare ora con la non violenza, per salvare delle vite. Per questo come Movimento Nonviolento e Un ponte per, insieme alle sei reti promotrici della campagna “Un'altra difesa è possibile” abbiamo organizzato una marcia che non conterrà solo delle proteste, ma anche delle proposte specifiche, cosa a cui teniamo molto. Per esempio la campagna di cui parlavo che ha prodotto una legge depositata alla Camera, incardinata nelle Commissione Affari Costituzionali e Difesa, prevede l'istituzione di un dipartimento di difesa civile non armata e non violenta, per permettere ai cittadini, come è scritto nell'articolo 52 della Costituzione, di praticare il dovere di difendere la Patria, ma in maniera non armata».
Ci sono già delle pratiche simili, penso al Servizio Civile...
«Sì, infatti questo istituto accorperebbe anche delle buone pratiche che l'Italia ha già, proprio come il Servizio Civile, che si appresta a diventare universale (sperando che sia finanziato adeguatamente), la Protezione Civile, che comprende anche la salvaguardia dell'ambiente e così via. Ma c'è una specificità, poiché non si può dire che la non violenza non sia efficace: con una minima parte degli investimenti, risorse e possibilità che sono date al settore militare, si vedrebbe immediatamente l'efficacia della non violenza nel dare delle risposte, anche di lunga durata. Piccole cose vengono già fatte con le nostre piccole forze e funzionano, vorremmo che diventassero modelli replicabili su larga scala».
A che punto è la proposta di legge che avete presentato?
«La campagna ha vissuto una “fase uno” in cui abbiamo raccolto 53 mila firme per una legge di iniziativa popolare, con una scelta precisa di democrazia diretta. Per non lasciare che questa proposta dormisse nei cassetti della Camera, nella “fase due” abbiamo trovato un'inter-gruppo parlamentare per la pace, 74 deputati che l'hanno sottoscritta. Non ci siamo fermati e abbiamo fatto pressione per raccogliere 21 mila cartoline nominali per i parlamentari, chiedendo loro di sottoscrivere questa legge, siamo riusciti ad avere un colloquio ufficiale in Commissione Difesa, e le abbiamo consegnate ai parlamentari coinvolti. Stiamo pensando “alla fase 3” e la marcia del 2 giugno si inserisce in questo ragionamento, ovvero quali nuove modalità di pressione non violenta troveremo per far si che si arrivi alla calendarizzazione della discussione sulla legge, anche per non sprecare il lavoro svolto e avere un punto di partenza nella prossima legislatura».
Una festa della Repubblica come festa di tutti e tutte ma anche come festa della dignità delle persone...
«Ci incontreremo proprio per questi valori alle 11.30 nei giardini di Castel Sant'Angelo e faremo questa “Altra parata” ci sarà la musica, le associazioni, cittadine e cittadini, italiani e stranieri. Sottolineo l'importanza di aver scelto di nuovo Roma per un'iniziativa del genere perché tutti gli anni facciamo iniziative in varie città, ma l'attenzione torna qui perché la città si sta chiudendo e noi vogliamo fare un'iniziativa che la apra. Contro i venti di guerra, di paura dettati dal terrorismo, con la nostra unica risposta: la non violenza».