“Du siehst mich”, “tu mi vedi”. Con queste parole tratte dal libro della Genesi si è aperto il Kirchentag 2017, nel quale si celebrano i 500 anni della Riforma protestante.
Nella giornata di ieri, alle 17, sono iniziati sui vari palchi i discorsi di apertura che precedevano i culti di inaugurazione della manifestazione. Si è trattato di cerimonie internazionali, con saluti e benedizioni in molte lingue diverse, di fronte a un pubblico che alle 18, con il ritorno del bel tempo subito dopo la pioggia, si è radunato numeroso nel centro di Berlino. La musica è stata centrale e lo sarà per tutta la durata della manifestazione: già soltanto presso la Porta di Brandeburgo si sono incrociati gli strumenti di due bande, un gruppo strumentale, coristi e cantanti solisti.
Il culto, seppur in tedesco, non ha mancato di essere comprensibile, anche solo per la gestualità che ha accompagnato le parole. I partecipanti, i ministri sul palco, i musicisti e gli spettatori, hanno rivolto le loro preghiere verso ogni punto cardinale; i pastori si sono portati più volte verso gli occhi un cerchio formato dalla mano, quasi un cannocchiale rivolto al cielo, che sembrava voler cercare qualcosa, forse Dio dietro le nuvole, quel Dio che ti vede e che, chi ha fede, cerca di vedere nonostante la sofferenza, l’ingiustizia o la violenza.
Dopo i tre culti d’apertura che si sono svolti in altrettanti luoghi del centro di Berlino, i partecipanti internazionali si sono incontrati presso la Französischer Dom in Gendarmenmarkt, non lontano dalla Porta di Brandeburgo. Dopo una presentazione in inglese, i vari gruppi linguistici si sono ritrovati per scambiarsi le prime impressioni e alcune indicazioni.
Sotto il cartello dedicato agli italiani abbiamo trovato Christian, che arriva da Bolzano e che si dice felice di poter «parlare la sua seconda lingua» con qualcuno.
Dopo pochi minuti spesi ad aspettare l’arrivo degli altri italiani, siamo raggiunti da Ingrid, una signora austriaca, originaria di Salisburgo, ma che vive a Vienna. Racconta di aver visitato molte volte le Valli valdesi, dal primo viaggio nel 1980 a oggi, e di conservare ottimi ricordi. A questo piccolo gruppo si unisce Stephen, pastore di Bangalore, in India, che invita tutti a conoscere il suo Paese e sogna di aprire una radio e televisione evangelica sul suo territorio.
Incontri in linea con il tema centrale di tutta la manifestazione, che accompagnerà i partecipanti lungo tutti gli eventi.
La giornata si è chiusa con la benedizione serale, condotta in tutto il centro di Berlino illuminata soltanto dalla luce delle candele, che ogni partecipante ha ricevuto.
Questa mattina si è entrati nel vivo delle conferenze e degli interventi: alle 11 in punto dalla Porta di Brandeburgo si è levata un’ovazione: un rumoroso “benvenuto” che i berlinesi hanno voluto tributare all’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e alla cancelliera tedesca, Angela Merkel. La partecipazione è stata probabilmente superiore alle attese, con molte persone costrette a rimanere fuori dall’area dell’incontro e lunghe code anche soltanto per scattare una fotografia nella quale i protagonisti dell’incontro fossero qualcosa di più di un punto lontano all’orizzonte.
In quello che è stato il primo discorso in Europa dopo la fine della sua presidenza, Obama ha risposto a domande sul tema delle prospettive per la democrazia e sulle sfide del nostro tempo, mentre pochi metri più in là si discuteva di migrazioni e di pluralismo religioso in Medio Oriente, come a ribadire che il generale può essere scomposto in una complessità poco meno che infinita.
Protagonista indiscusso dell’incontro, l’ex presidente Obama ha esordito con una frase che non entrerà nella storia come il famoso «Ich bin ein Berliner» pronunciato da John Kennedy nel 1963, ma che parla delle sfide di oggi. «Nel mondo nuovo in cui viviamo – ha detto Obama, membro tra l’altro della Trinity United Church of Christ di Chicago – non ci possiamo isolare, non ci possiamo nascondere dietro a un muro». Alle persone presenti, Obama ha parlato del suo essere credente e cittadino al tempo stesso, e del fatto che questo sia il motore della sua azione nel mondo. «È necessario diffondere i valori e le idee di giustizia e i diritti umani – ha dichiarato ancora l’ex presidente – tenendo presente che quello che succede dall’altra parte del mondo sta succedendo anche a noi».
Tra i passaggi più apprezzati dell’incontro, il momento nel quale tanto Merkel quanto Obama hanno ribadito la loro visione positiva di un mondo in cui le risorse per nutrire ed educare tutti sono a disposizione. Non sono mancate considerazioni critiche sul fatto che il gap di opportunità tra le generazioni stia diventando sempre più ampio, e questo significa che i giovani dovranno affrontare e cercare di risolvere questioni sempre più complesse. Nell’ora abbondante di incontro, si è parlato anche della crisi dei rifugiati e della sua causa primaria, le guerre che segnano in particolare l’Africa e il bacino del Mediterraneo. Il desiderio espresso da Obama è quello di vedere una costante riduzione delle spese militari, ma nella sua visione è necessario prima di tutto ridurre la necessità di armi nel mondo, rimettendo insieme i pezzi di umanità che si sono sparsi.
L’incontro tra Obama e Merkel rappresenta un grande inizio per questo Kirchentag, ma non esaurisce l’ampiezza dei temi che verranno affrontati da qui a domenica. Questa sera, il protagonista sarà lo scrittore israeliano Amos Oz, che riceverà il premio Abraham Geiger, dedicato a chi si è distinto nel lavorare al servizio dell’ebraismo valorizzandone la diversità.
Immagini: Susanna Ricci e Marco Magnano/Radio Beckwith Evangelica