Tu, che ci hai fatto vedere molte e gravi difficoltà, ci darai di nuovo la vita e ci farai risalire dagli abissi della terra
Salmo 71, 20
Gesù dice: «Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!»
Giovanni 14, 1
Quando meditiamo sulla storia della nostra salvezza personale, con il salmista non possiamo che unirci alla comunità: l’esperienza della fede oscilla tra l’io e il noi, congiunti dal Tu, cui ci rivolgiamo nell’ansia e nel turbamento. In mezzo ai momenti più esaltati della lode, pensiamo alla profonda angoscia e alla molteplice disgrazia attraverso le quali la via della salvezza di Dio ci ha guidati in quanto popolo di fede. Neppure l’entusiastico ottimismo della fede si può concedere di chiudere gli occhi agli aspetti oscuri dell’esistenza.
La storia della salvezza è la storia della sofferenza, non c’è altra via se non quella che dal Venerdì Santo ci conduce alla Pasqua di resurrezione. Tutta la salvezza nascerà dalla sofferenza. Nell’ampio quadro della storia della salvezza di Dio con il suo popolo inserisco anche il percorso che mi ha imposto la depressione, la malattia, la crisi; anche la mia salvezza personale appare come miracoloso scampo dal diluvio. Non si tratterà per me di frasi fatte del linguaggio spirituale, perché faccio esperienza della Sua presenza. Il Signore non è soltanto un Altro che sta lassù, da qualche parte, ma nella mia speranza e fiducia egli acquista realtà e potere, mi è presente nella mia speranza e mediante essa.
Le speranze del salmista non sono solo personali; egli parla a nome della nazione, di cui è il rappresentante, ne cerca la restaurazione dallo stato attuale di umiliazione. La nazione è morta e sprofondata negli abissi dello sheol, ma Dio può richiamarla in vita e risuscitarne persino la fede. Le profondità evocano le terrificanti masse d’acqua, sotto le quali doveva situarsi questa dimora dei morti, sono le parti più basse della terra, dove è disceso «per noi e la nostra salvezza» il Figlio di Dio.
Lo stesso Cristo che è risalito dagli inferi vincitore può salvarci da noi stessi e dalle nostre molte e gravi difficoltà: ci invita come amico ad avere fiducia nel Padre e «anche in me», a non permettere all’angoscia e al senso di morte di prendere possesso del nostro cuore.