Giovedì 30 marzo la presidente della Camera, Laura Boldrini, riceverà una delegazione della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei) che le consegnerà le firme delle due Petizioni (una per le donne e una per gli uomini) contro la violenza sulle donne. In vista di questo appuntamento, abbiamo rivolto alcune domande a Dora Bognandi, presidente della Fdei.
Quante firme consegnerete e qual è la sua valutazione sull’iniziativa?
«Le firme sono 5158 (3269 di donne e 1889 di uomini), e sono state raccolte un po’ in tutta Italia. Considero questo risultato molto positivamente non solo perché testimonia che ci sono tanti/e cittadini/e che vogliono impegnarsi per cambiare la mentalità propria e quella degli altri su un problema sociale come la violenza di genere, ma anche perché è stato il frutto di un’azione comune lanciata e portata avanti da donne e uomini appartenenti a chiese evangeliche di diverse denominazioni che hanno promosso l’iniziativa al loro interno ma anche all’esterno».
Che cosa rappresenta l’appuntamento del 30 marzo?
«Noi conosciamo la presidente Boldrini e il suo impegno per i diritti umani. In quanto donna, prima di tutto, ha pagato e paga di persona le sue prese di posizione a favore dei diritti degli esseri umani. Consegnando queste firme a una delle più alte cariche della nostra Repubblica, dichiariamo di non voler chiudere gli occhi di fronte ai bisogni della società di cui siamo parte integrante. Ci fa molto piacere che la presidente della Camera prenda in considerazione l’azione svolta da persone appartenenti a una delle minoranze del nostro paese».
Che cosa si aspetta dall’incontro con la presidente Boldrini?
«Sarà un incontro privato a cui parteciperà un gruppo di donne appartenenti alle varie denominazioni membro della Fdei (avventiste, battiste, metodiste, valdesi, luterane, Esercito della salvezza). Illustreremo le richieste contenute nelle petizioni e chiederemo un impegno concreto del Governo per la loro attuazione; presenteremo inoltre l’impegno delle nostre chiese per la promozione delle donne, e per la loro integrazione sempre maggiore nelle chiese e nella società».
L’iniziativa delle due petizioni non è un punto d’arrivo, ma l’ennesima tappa di un percorso che vede da anni impegnata la Fdei. Come proseguirà il cammino?
«Cercheremo di lavorare su tre livelli: quello della prevenzione attraverso un’azione culturale e spirituale, che parte dal ricordare a noi e agli altri che la violenza contro le donne riguarda i diritti umani; poi, quello della protezione: proteggere gli altri e le altre significa combattere la nostra indifferenza riuscendo a metterci nei panni di chi soffre. Dobbiamo lavorare in questa direzione perché anche alle situazioni più dolorose ci si abitua e quando smettiamo di essere sensibili di fronte alla sofferenza altrui, lì inizia la connivenza con chi fa del male e compie ingiustizie. Infine, c’è la promozione: le donne, una volta presa coscienza della propria dignità e delle cose che sanno fare, devono imparare anche a comunicarle in maniera più efficace. È proprio per questo che a settembre la Fdei organizzerà un corso di formazione su “donne e comunicazione”».