Non poteva che scegliere il più celebre inno di Martin Lutero, “Forte rocca è il nostro Dio” nella sua versione originale in tedesco, “Eine feste burg ist unser Gott”, Joachim Gauck per siglare gli ultimi momenti da presidente della Repubblica federale tedesca, prima di lasciare il posto al successore Frank-Walter Steinmeier nel corso di una cerimonia ufficiale lo scorso 17 marzo allo Schloss Bellevue di Berlino, la residenza ufficiale dei presidenti in Germania. Joachim Gauck nella sua prima vita, quella che si è sviluppata negli anni post secondo conflitto mondiale fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, è stato infatti un pastore protestante, che ha svolto il suo ministero nelle terre in cui era nato, la Ddr, la Germania dell’Est comunista. Controllato assiduamente dalla polizia politica, la famigerata Stasi, che lo classificò come “incorreggibile anti-comunista” svolse il suo ministero nella Chiesa evangelica luterana della regione Meclemburgo-Pomerania, fra mille peripezie, diventando uno dei punti di riferimento del movimento non violento che sarà fra i motori delle manifestazioni dell’autunno dell’89, prima di diventare fra i leader del “New forum”, il movimento democratico che verrà chiamato, insieme ad altri, a gestire la difficile fase transitoria che sfocerà nell’unificazione tedesca.
Comparato spesso dalla stampa internazionale a figure giganti del pacifismo mondiale del secolo scorso, da Mandela a Walesa, per il ruolo di primo piano svolto oltre cortina nel creare e incanalare in forme non violente le proteste e le tensioni della fine degli anni’80, nel 2012 viene eletto presidente della Repubblica con una larga maggioranza trasversale.
In Italia restano negli occhi le immagini della visita nel marzo del 2013 a Sant’Anna di Stazzema, insieme a Giorgio Napolitano giunto al termine del suo mandato. Il lungo e commovente abbraccio fra i due presidenti, sul luogo di una delle più efferate stragi nazifasciste, ha chiuso in qualche maniera una lunga stagione di incomprensioni e riavvicinamenti in seno all’Europa. A livello planetario fece scalpore la scelta di non presenziare alla cerimonia inaugurale dei giochi olimpici invernali di Sochi in Russia nel 2014, per protesta contro le violazioni dei diritti umani e delle minoranze nella nazione guidata da Vladimir Putin.
La “Großer Zapfenstreich” (grande ritirata), è una cerimonia ufficiale che viene celebrata alla fine del mandato di ogni presidente della Repubblica Federale Tedesca. Dalla scenografia leggermente inquietante, fra fiaccole accese nel buio e sfilata di soldati in elmetto scuro, il rituale comporta anche l’esecuzione di tre brani musicali selezionati dal presidente uscente. Gauck ha scelto per l’appunto “Forte rocca” che negli anni della Ddr era diventato anche inno di opposizione al regime, quindi un brano della band Karat dal titolo “Devi passare su sette ponti”, brano che uscito a fine degli anni ’60 divenne celebre da una parte all’altra del muro, con il suo messaggio di pace e speranza. Ultimo brano “La libertà per come la vedo io” del cantante romeno naturalizzato tedesco Peter Maffay.