«Da quasi vent’anni Confronti promuove il progetto “Semi di pace”, nato per portare in Italia la testimonianza di persone che lavorano quotidianamente per la riconciliazione», ha ricordato stamane alla Camera dei Deputati il direttore del mensile di religioni, politica e società, Claudio Paravati, citando l’iniziativa di dialogo tra israeliani e palestinesi che quest’anno oltre ad essere arrivata alla sua diciannovesima edizione è affiancata dalla pubblicazione di un dossier dal titolo «Terre d’Israele e Palestina».
Lo storico progetto per dare voce a israeliani e palestinesi impegnati nell’educazione alla pace e al dialogo interreligioso – che è promosso dalla rivista Confronti e si avvale del sostegno dell’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi – si tiene in Italia e in Svizzera dal 20 al 25 febbraio. Una delegazione composta da diversi testimoni, che lavorano quotidianamente per il dialogo nelle diverse realtà in Israele e nei Territori palestinesi, condividerà con il pubblico le esperienze d’impegno a favore della pace e le analisi e le riflessioni sul conflitto.
Il progetto «Semi di pace», del quale Riforma è media partner, «constatiamo che non va esaurendosi - prosegue con rammarico Paravati - ma al contrario si nutre di attualità. Dopo tanti anni di conflitti, sono ancora molte le persone e le associazioni che si dedicano al dialogo, alla riconciliazione e all’assistenza delle persone malate e vulnerabili».
Tra le associazioni più attive c’è Parents Circle families forum – Palestinian and Israeli Bereaved families for Peace.
Nel 1994, il primo ministro Yitzhak Rabin ricevette il Premio Nobel per la pace per il suo contributo al dialogo, sfociato nella firma degli Accordi di Oslo del ‘93. In risposta, i genitori israeliani che avevano subito un lutto a causa del conflitto decisero di organizzare una manifestazione davanti al suo ufficio per chiedergli di porre fine ai negoziati con i palestinesi. Un altro Yitzhak, di cognome Frankental, ebreo ortodosso e anch’egli in lutto, sentì invece il bisogno di incontrare personalmente Rabin per fargli sapere che quelle famiglie, in rivolta, non lo rappresentavano; nacque così l’idea di creare un’associazione, giunta al suo ventiduesimo anniversario di attività, che oggi conta oltre seicento famiglie israeliane e palestinesi.
«Siamo tutti legati da un lutto famigliare ma siamo unite e uniti nella ricerca della pace in una collaborazione con “l’altro lato”, cosa che può risultare insolita, ma che è certamente quel ponte che permette di superare le barriere della paura e delle ostilità e per aprire le porte alla fiducia reciproca», è stato detto stamane dalle due rappresentanti di Parents Circle.
Quest’anno interverranno anche a Torino venerdì pomeriggio alle 17 presso la Sala stampa della Regione Piemonte: Najwa Saadeh, che perse la figlia dodicenne a causa del conflitto nel 2003 a seguito di una sparatoria e oggi crede che «il perdono sia qualcosa di grande», e Tamara Rabinowitz, che perse il figlio in Libano nel 1987.
«Già nel 2005 – ha dichiarato a Riforma.it l’assessora alla cooperazione decentrata, Pari opportunità, diritti civili e immigrazione della Regione Piemonte Monica Cerutti – ebbi modo quando ero consigliera comunale a Torino di incontrare una delegazione di ragazzi e ragazze palestinesi e israeliani delle scuole medie insieme all’allora sindaco Sergio Chiamparino. Anche in quell’occasione mi confrontai con il lavoro e le storie di Parents’ Circle, è quindi per me un immenso piacere poterlo rifare venerdì. Dobbiamo lavorare per abbattere i muri che ci dividono, quelli fisici e quelli culturali».
Un’opportunità, poter incontrare queste testimoni, anche per l’onorevole Khalid Chaouki, che stamane in conferenza stampa ha ricordato: «conosco nel mio piccolo cosa voglia dire promuovere la convivenza, nel passato come presidente dei giovani musulmani italiani e oggi come deputato e membro della Commissione Esteri. Ritengo che oggi ci sia davvero bisogno di ricevere e diffondere le buone notizie, le buone pratiche. La sfida di tutti noi – ha proseguito Chaouki –, oltre che politica, dev’essere quella di proseguire nella ricerca della pace ed anche quella di illuminare con tutti i mezzi a disposizione quelle notizie, e sono purtroppo molte, spesso ritenute marginali o strumentalmente scomode. Quello visto oggi è certamente un esempio positivo da diffondere e far conoscere».
Nei prossimi giorni è fitta l’agenda della delegazione israelo-palestinense: previsti incontri, conferenze e dibattiti a Roma, Firenze, Lugano (Svizzera), Torino, Arezzo e Piombino.