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«Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio» dice il Signore degli eserciti
Zaccaria 4, 6

Per fede caddero le mura di Gerico
Ebrei 11, 30

 

La vita delle nostre chiese cerca di fare memoria di questa verità: il bene avviene in grazia dello Spirito, e le nostre azioni, il nostro impegno, i nostri sforzi sono validi e portano frutto solo se espressione e conseguenza della presenza dello Spirito in noi e tra di noi.

Detto questo, dobbiamo onestamente riconoscere che il nostro agire, per lo più, segue altre coordinate, molto più banali e mondane.

Questa è la vera secolarizzazione che ci inquina. Non quella dei moralismi, non quella dei modernismi, non quella delle scelte politiche da una parte o dall’altra. Non in sé. Tutte queste cose sono espressione, eventualmente, di una secolarizzazione intima, per cui non agiamo per fede che viene dallo Spirito, ma perché siamo bravi. E sempre per secolarizzazione intima, profonda, interiorizzata siamo anche quelli sempre pronti a richiamare i fratelli che prendono vie sbagliate, che non ricordano la vera dottrina, quella che noi, non loro, conosciamo così bene e di cui siamo alfieri e difensori. La secolarizzazione è un demone intimo che colpisce a destra e a sinistra, alla cieca. Perché noi siamo nel mondo ed evidentemente siamo, pure, del mondo. Se riuscissimo davvero a fare memoria, come proviamo tanto senza riuscirci, che le battaglie non si vincono “per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio”, forse potremmo smettere di ripetere l’errore, e potremmo riconoscerci semplici peccatori, tutti, che devono imparare a credere.