E’ «Omar» il vincitore della Terza edizione del Premio «Fammi vedere», concorso per cortometraggi sul diritto d’asilo promosso dal Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) e sostenuto, tra gli altri, dal progetto Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).
Omar, il protagonista del video realizzato dal filmaker Massimo Cerbera, è un bambino, uno dei tanti minori che raggiungono il nostro paese non accompagnati. La sua vita, raccontata in due intensi minuti senza parole e senza commenti, è davvero solitaria, fatta di piccoli lavoretti che gli valgono qualche soldo ma mai una parola o un sorriso, tanto che, quando guarda attraverso la finestra di un ristorante e viene additato da una famiglia seduta a un tavolo, non aspetta l’uomo che esce per porgergli un cartoccio con del cibo ma scappa, impreparato a una gentilezza, a un gesto di cura. Omar si alza la mattina e va a dormire la sera da solo, abbracciato a un salvagente, simbolo del suo viaggio e della sua vita di migrante.
C’è molta poesia, asciutta e toccante insieme, in tutti e tre i corti premiati. «Siamo convinti – spiega Roberto Zaccaria, presidente del Cir - che in un momento in cui si parla tanto, in modo convulso, di immigrazione e rifugiati, uno sguardo sensibile che riesca a raccontare storie, creare suggestioni e parlare di incontro, sia la chiave essenziale per una comunicazione che getti i presupposti per una vera integrazione. Per questo motivo promuoviamo un concorso che ha l’ambizione di guardare a questo tema con occhi e poetiche innovative».
E’ una bambina anche la protagonista di «Fireworks», il cortometraggio secondo classificato realizzato da Giulia Tata, studente della Scuola di arte cinematografica «Gian Maria Volontè» di Roma. Nel contesto di quella che potrebbe sembrare una festa paesana, una bambina sente allegra i botti dei fuochi d’artificio che mano a mano crescono d’intensità fino ad assomigliare allo sparo di un’arma da fuoco, al colpo di un mortaio, ai rumori della guerra. Solo la mano rassicurante e protettiva di due adulti fa tornare la serenità, ma il pericolo che la quotidianità si trasformi in una inaspettata tragedia rimane sempre possibile.
«Orizzonti», terzo classificato, ha un taglio diverso. Alessandro Sipolo, cantautore e operatore dello Sprar di Brescia, e il regista Daniel Ganke hanno dato la parola a tre rifugiati chiedendo dei loro orizzonti. “In Somalia il mio orizzonte era fare il dottore - spiega un donna sul palco di un teatro ad una platea vuota - poi è arrivata la guerra. Nel mio viaggio in mare il mio orizzonte è stata la vita e la morte. Ora in Italia, è nuovamente quello di prima: studiare medicina”. Alla fine, i tre testimoni si alzano e se ne vanno davanti a una platea finalmente piena
“Tre storie significative che raccontano in poche sequenze la quotidianità spesso difficile dei rifugiati, bambini e adulti, con l’abilità di accostarla alla nostra. Le vite dei protagonisti dei corti non sono distanti dalle nostre esperienze. Se anche noi ci interrogassimo sui nostri orizzonti, ecco che ritroveremmo Omar, la bimba dei fuochi d’artificio, e i tre testimoni che si raccontano sul palco, proprio vicino a noi”, ha commentato Nicola Pedrazzi, presente per la Fcei alla serata di premiazione.
La serata di premiazione si è svolta il 28 novembre a Roma, presso il Circolo dei magistrati della Corte dei Conti. I premi sono stati assegnati da una giuria presieduta Laura Delli Colli e dal voto dei presenti alla serata. I corti saranno a breve visibili sul canale youtube del CIR.